Page 186 - La Massoneria Rivelata
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sarebbe morto per un infarto, ma diversi indagatori sono
convinti che sia stato ucciso. Di prove ne sono addotte pochine,
se non la presunta fretta nel redigere il certificato di morte, e la
salute di ferro di cui avrebbe goduto fino al momento di
trasferirsi in Vaticano. Sui mandanti invece non vi sono dubbi:
la cricca della loggia P2 e altri massoni, infiltrati nella Santa Sede
e celati sotto la porpora di alti prelati. Il movente sarebbe stato
quello di impedire al pontefice di fare chiarezza sull’operato di
monsignor Marcinkus e dello IOR, legato al venerabile Licio
Gelli. Vi sarebbe anche la “firma massonica”: il papa è stato
ucciso nel trentatreesimo giorno del suo pontificato, un numero
che la dice lunga, dato che corrisponde al grado più alto del Rito
Scozzese Antico e Accettato.
Far parte o bazzicare la P2 non doveva comunque aiutare a
mantenersi in salute, lo dimostra il caso di Michele Sindona,
passato a miglior vita nel carcere di Voghera con una tazzina di
caffè corretto con il cianuro, e quello dell’altro banchiere,
Roberto Calvi, finito impiccato a Londra sotto il Ponte dei Frati
Neri il 17 giugno 1982. Su di loro sono stati versati fiumi
d’inchiostro e formulate innumerevoli ipotesi. Quel che è certo,
tuttavia, è che ambedue frequentavano, o erano in relazione,
oltre che con la massoneria, anche con altri ambienti poco
rassicuranti: la mafia, altre organizzazioni malavitose e i
potentati finanziari, le cui connessioni con i servizi segreti più o
meno deviati non sono certe, ma sicuramente possibili.
Per i nostri emuli del commissario Maigret, la massoneria
non sarebbe interessata solo a quattrini e mazzette; infatti, gli
interessi economici non la farebbero rinunciare all’aspetto più
esoterico e spirituale: il sacrificio umano. Ne sarebbe un
esempio la lunga, tragica – e per certi versi ancora enigmatica –
storia del “mostro di Firenze”. Dietro ai delitti attribuiti a
Pacciani e ai “compagni di merende” Lotti e Vanni, ci sarebbe
una setta collegabile al medico perugino Francesco Narducci,
annegato nel lago Trasimeno nell’ottobre del 1985. La pista
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