Page 88 - Il giornalino di Gian Burrasca
P. 88
ragazzi nell'affrontare certi rischi senza dar loro l'importanza che devono avere.
Naturalmente mi son guardato bene dal chiedere al povero Cecchino Bellucci i dieci pennini
nuovi e il lapis rosso e turchino che avevamo scommesso e che gli avevo vinto.
13 gennaio.
Il mio cognato è proprio una brava persona. Egli mi tratta come se io fossi un uomo, non mi dà
mai mortificazioni e ripete sempre:
- Giannino in fondo è un bravo ragazzo e diventerà qualche cosa.
Or ora mi ha sorpreso mentre avevo dinanzi a me il giornalino, e lo ha sfogliato guardando le
figure che vi ho disegnato.
- Ma sai - ha detto - che tu hai una grande disposizione per il disegno? E poi si vede che osservi e
ti vai migliorando... Vedi un po' dalle prime figure che hai fatto a queste ultime che progresso!
Bravo Giannino! Faremo di te un artista! -
Queste sono cose che fanno piacere a un ragazzo, e io voglio dimostrare a mio cognato quanto gli
sono riconoscente per tutto quello che fa per me, perciò ho deciso di fargli un regalo e, non avendo
neppure un soldo, ho pensato di ricorrere al signor Venanzio, che è tanto ricco, e di chiedergli in
prestito un paio di lire.
#
Oggi a desinare il Maralli ha parlato ancora del mio giornalino.
- Tu non l'hai mai visto? - ha domandato a Virginia.
- No.
- Faglielo vedere, Giannino: vedrai ci siamo tutti, e come somiglianti! Giannino è un artista! -
Io tutto contento ho preso il giornalino e ho mostrato a mia sorella le figure, ma ho proibito a
tutti di leggerlo, perché voglio che i miei pensieri rimangano segreti.
Però, nonostante la mia proibizione, a un certo punto, Virginia ha esclamato:
- Ah, guarda: qui c'è il nostro sposalizio di San Francesco al Monte! - A queste parole mio
cognato s'è slanciato sul giornalino e ha voluto vedere quelle pagine dove è descritto il mio viaggio
sulla traversa dietro la carrozza e la scena che, successe quando li sorpresi tutti in chiesa e li
rimproverai perché non mi avevano detto nulla.
Dopo aver letto quello che avevo scritto, il Maralli mi ha fatto una carezza e poi mi ha detto:
- Senti, Giannino, mi devi fare un gran piacere... Me lo prometti?
Io gli ho risposto di sì.
- Bene: - ha ripreso il mio cognato. - Tu devi permettermi di strappare dal tuo giornalino queste
pagine...
- Questo poi no!
- Come! Ma se mi hai detto di si!
- Ma scusa, perché mi vuoi strappar quelle pagine?
- Per bruciarle.
- Ma perché bruciarle?
- Perché... perché... Il perché lo so io, e non è una cosa che possa capire un ragazzo. -
Ecco le solite ragionacce! Ma ormai avevo giurato a me stesso di esser buono, e ho voluto
accondiscendere anche a questo sacrifizio, ma molto a malincuore, perché l'idea di sottrarre al mio
caro giornalino una parte delle mie confidenze, mi pareva una cosa fatta male e mi faceva un gran
dispiacere.
Il Maralli, dunque, ha strappato le pagine del suo sposalizio a San Francesco al Monte, ne ha
fatto una palla e l’ha buttata nel caminetto.
Quand'ho visto che il fuoco s'è attaccato a un angolo di una pagina che era rimasto arricciato
sulla palla di carta fatta da mio cognato, mi son sentito una stretta dolorosa al cuore; ma ne ho
sentita subito un’altra, e questa volta era di gioia, vedendo che la fiamma appena lambito quel pezzo