Page 82 - Il giornalino di Gian Burrasca
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Accanto al salottino da lavoro della sora Matilde c'è la sua stanzetta da bagno; io dunque vi
            entrai, e, salito su una sedia, aprii la cannella dell'acqua fredda; poi afferrai il gatto per il collo e lo
            tenni un pezzo con la testa sotto la doccia mentre esso si divincolava come se avesse le convulsioni.
               A un certo punto dètte un tale scossone che non lo potei più reggere, e Mascherino, gnaolando in
            modo che pareva ruggisse, si slanciò nel salottino, facendo salti terribili attorno alla stanza e
            rompendo un vaso di vetro di Venezia che era lì sulla consolle.
               Io intanto cercavo di richiudere la cannella dell'acqua, ma per quanti sforzi facessi non vi
            riuscivo. La tinozza era già piena e l'acqua incominciava a traboccare... Peccato! Mi dispiaceva
            molto per l'impiantito della stanza da bagno, tutto lucido che era una bellezza; ma fortunatamente
            l'acqua che già vi scorreva come un fiume trovò uno sfogo nel salottino da lavoro dove anche io mi
            ritirai per non bagnarmi troppo le scarpe.

               Ma ci rimasi poco, perché vidi sulla consolle Mascherino, accovacciato che mi guardava fisso
            con certi occhi gialli spaventosi, come se da un momento all'altro mi avesse voluto mangiare come
            aveva fatto col povero canarino. Ebbi paura e uscii chiudendo la porta.























               Passando dalla stanza degli armadi, vidi dalla finestra una bambina bionda, che stava facendo i
            balocchi sulla terrazza del piano di sotto, e siccome la finestra era molto bassa mi venne il pensiero
            gentile di fare una visita a quella bella bambina e mi calai di sotto.
               - Oh! - esclamò la bambina. - Chi sei? Non sapevo che la signora Collalto avesse un bambino... -
               Io allora le dissi chi ero e le raccontai la mia storia che pare la divertisse immensamente. Poi mi
            fece passare in una stanzetta vicino alla terrazza dove aveva le sue bambole e me le fece vedere
            tutte, spiegandomi in quali circostanze le aveva avute, chi gliele aveva date e via dicendo.
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