Page 58 - Il giornalino di Gian Burrasca
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5 dicembre.


               Oggi è tornato il babbo, la mamma e l'Ada, tutti di cattivissimo umore.
               È inutile dire che si sono sfogati tutti contro di me, ripetendo che sono un pessimo soggetto, un
            ragazzaccio incorreggibile, e tutte le solite cose che oramai so a mente da un pezzo.
               Il babbo per l'affare del fantoccio mi ha fatto una predica d'un'ora, dicendo che è stata un'azione
            degna di uno sciagurato senza cervello e senza cuore come sono io.
               Anche questo è un complimento vecchio, oramai, e mi piacerebbe che si rimettesse un po' a
            nuovo. Non mi si potrebbe chiamare qualche volta, tanto per cambiare, uno sciagurato senza fegato
            e senza milza, o uno sciagurato senza ventricolo e senza coratella?...
               Ma oggi era destino che fosse la mia beneficiata, la beneficiata di questo infelice Gian Burrasca
            - come mi chiamano tutti i miei persecutori apposta perché sanno di farmi dispetto - e le disgrazie
            mi capitano a due a due come le ciliege, con la differenza che le ciliege si ha piacere che capitino
            così, mentre le disgrazie sarebbe bene che venissero a una per volta, altrimenti non ci si resiste.
               Il fatto è che il babbo non aveva ancora finita la predica per lo spavento avuto da Virginia,
            quando è arrivata una lettera di quel caro signor Prèside il quale ha voluto fare il suo bravo rapporto
            per una sciocchezza accaduta ieri in scuola, una cosa alla quale si è voluto dare una grande
            importanza, non si sa perché.
               Ecco come sta il fatto.
               Ieri avevo portato a scuola una boccettina d'inchiostro rosso che avevo trovato sulla scrivania del
            babbo... e in questo mi pare non ci sia nulla di male.
               Io ho sempre detto che sono un gran disgraziato, e lo ripeto. Infatti guardate: io porto a scuola
            una bottiglietta d'inchiostro rosso proprio nel giorno in cui alla mamma del Betti viene in mente di
            mettergli una golettona inamidata di due metri; e lei mette al suo figliuolo quella golettona proprio
            nel giorno che mi viene il capriccio di portare a scuola una bottiglia d'inchiostro rosso.
               Basta. Non so come mi è venuta l'idea di utilizzare la goletta del
            Betti, la quale era così grande, così bianca, così luccicante... e intinta la
            penna dalla parte del manico nell'inchiostro rosso, piano piano perché il
            Betti non sentisse, gli ho scritto sulla goletta questi versi:

                                     Tutti fermi! tutti zitti,
                                    Che se vi vede Muscolo
                                        Siete tutti fritti!

               Poco dopo il professor Muscolo ha chiamato il Betti alla lavagna, e
            tutti leggendo su quella bella goletta bianca scritti questi tre versi in un
            bel color rosso, hanno dato in una grande risata.
               Da principio Muscolo non capiva, e non capiva nulla neppure il Betti,
            proprio come l'altra volta quando gli messi la pece sotto i calzoni che gli
            rimasero attaccati sulla panca. Ma poi il professore lesse i versi e diventò
            una tigre.
               Andò subito dal Prèside il quale, al solito, venne a fare un'inchiesta.
               Io nel frattempo avevo fatto sparire la boccettina dell'inchiostro rosso
            nascondendola
               sotto la base di legno del banco; ma il Prèside volle far la rivista delle cartelle di tutti noi, che
            stavamo di posto dietro al Betti (cosa insopportabile perché l'andare a frugare nella roba degli altri è
            proprio un modo di procedere degno della Russia) e nella mia trovò la penna col cannello tinto di
            rosso.
               - Lo sapevo che era stato lei! - mi disse il Prèside - come fu lei a metter la pece sotto i calzoni
            dello stesso Betti... Va bene! Tanto va la gatta al lardo... -
               E per questa cosa mi ha fatto rapporto.
               - Lo vedi? - ha gridato il babbo mettendomi la lettera del Prèside sotto il naso. - Lo vedi? Non si
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