Page 142 - Il giornalino di Gian Burrasca
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Gli ho dati tutti i quattrini che avevo in tasca e me la son fatta portare a casa per le cinque, perché
sapevo che a quell'ora il babbo non c'era e la mamma e l'Ada erano a fare una visita.
Difatti ho avuto la cassaforte e ho dato il resto, cioè centosessantotto lire oltre le ottantadue che
avevo già date.
Ma ora son contento perché il mio capitale è al sicuro e non c'è più paura!
27 febbraio.
L'orizzonte si rannuvola.
Oggi il babbo mi ha fatto una predica d'un'ora, dicendomene di tutti i colori e terminando colla
solita conclusione: che io son destinato a esser la rovina della famiglia.
E tutto questo perché, a quanto pare, l'avvocato Maralli gli ha detto che era stato diseredato dal
suo zio per colpa mia.
Ma, anche se questo fosso vero, dico io, è giusta mi si debbano dare ora le sgridate per una colpa
passata, della quale ho già scontata la pena in Collegio?
Sempre così! Sempre ingiustizie e prepotenze!
Io sono stato a sentire sempre zitto; e dopo la predica sono uscito con una scusa e sono andato al
negozio Balestra, dove ho mangiato dodici paste tutte svariate per rifarmi la bocca.
Uscendo ho incontrato Gigino Balestra al quale ho raccontato della sgridata avuta ed egli mi ha
detto tutto meravigliato:
- Ma se l'avvocato Maralli, anzi, dice che è stato lui che ha consigliato suo zio a lasciar tutto ai
poveri!...
- Come!
- Vieni con me a casa mia e vedrai. -
Siamo andati infatti a casa sua e lì Gigino mi ha fatto vedere l'ultimo numero del Sole
dell'avvenire dove è un articolo intitolato: Il nostro candidato contro il privilegio dell'eredità.
Ricopio qui il principio dell'articolo dal giornale che mi ha regalato Gigino, perché è bene che in
queste pagine di un giornale scritto da un bambino si veda con quale sincerità sieno scritti i giornali
dei grandi:
A costo di parere indiscreti al nostro egregio amico avvocato Maralli, e sicurissimi delle
proteste che gli inspirerà la sua naturale modestia, noi non possiamo assolutamente tacere di un
nobilissimo fatto che torna a suo onore e che è prova novella della coerenza che egli segue sempre
in tutti gli atti della vita verso i suoi principii.
Il nostro candidato, dunque, con la generosità che è una delle prime virtù dell'animo suo, aveva
ospitato un suo zio molto malato e molto ricco, straordinariamente ricco, del quale egli sarebbe
stato il naturale erede... se il nostro valoroso compagno non fosse fedele seguace dei nostri principî
contro ogni privilegio capitalistico, primo dei quali il diritto di eredità.
Egli dunque, in ossequio al programma del nostro partito, non solo nulla fece di quel che
avrebbe fatto qualunque borghese per persuadere il ricco zio di farlo erede del lauto patrimonio,
ma con la predicazione sincera delle proprie idee lo convinse a nominare eredi i poveri della città,
i quali oggi appunto in cui avverrà la distribuzione del làscito al nostro Municipio, avranno un
aiuto alla loro grama esistenza.
E qui l'articolo era tutto un attacco contro il candidato avversario che era chiamato egoista,
sfruttatore ecc., mentre si esaltava il disinteresse del mio cognato.
Io, quando ho letto quest'articolo, son cascato dalle nuvole, poiché ben sapevo com'erano andate
le cose riguardo all'eredità del povero signor Venanzio. E sapendo che il giornale era fatto dal babbo
di Gigino gli ho detto:
- Ma come! Ma qui il tuo babbo ha sbagliato!... Quando lo vedrà il Maralli, quest'articolo, starete
freschi!...
- Che dici? Ma il Maralli l'ha visto e come!
- L'ha visto?