Page 140 - Il giornalino di Gian Burrasca
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Basta: mi par che sia ora d'andare a letto... Chiudo la mia cassaforte e buonanotte!



               26 febbraio.

               È appena giorno e io sono ancora qui a contare i miei duecento biglietti da cinque lire che mi si
            parano davanti come duecento punti interrogativi:
               - Che ne farò? -
               Il fatto è che da quando ho tutti questi quattrini non sono più io: ho la testa piena di pensieri, di
            preoccupazioni, di paure. Stanotte non m'è riuscito di chiuder occhio: ogni tantino mi svegliavo di
            soprassalto perché mi pareva sempre che venissero i ladri a rubarmi le mie mille lire, o il babbo a
            domandarmi di dove provenivano, ciò che per me, in fondo, rappresentava lo stesso pericolo di
            perderle.
               In ogni modo bisogna che le assicuri meglio perché ci potrebbe essere in casa un'altra chiave che
            apra il cassetto del mio tavolino e nulla di più facile che la mamma e Ada vengano a frugarci
            dentro...
               La prima spesa che bisogna che faccia è quella di una buona cassaforte, piccola in modo che
            possa nasconderla in fondo all'armadio dove tengo miei balocchi di quando ero più piccino.
               In quanto all'impiego che farò dell'eredità, fra i tanti sogni che ho fatto due specialmente mi
            stanno fissi alla mente: comperare un automobile, o aprire un negozio di pasticceria come quello del
            babbo di Gigino Balestra...
               Vedremo! Intanto prendo venti biglietti da cinque lire in tasca e vo a cercare la cassaforte...
               Ed eccomi di nuovo solo in camera mia mentre tutti dormono: solo col mio tesoro che è qui,
            finalmente sicuro nel mio armadio...
               Che bella soddisfazione avere una cassaforte con mille lire dentro!... Un momento: ora non sono
            più mille lire, ma settecentotrentuno perché oggi ho speso la somma non indifferente di lire
            duecentosessantanove!
               Ma tutte spese giustificate e tutte regolarmente registrate qui nel libro d'entrata e uscita che costa
            una lira e dal quale risulta il seguente stato di cassa a tutt'oggi.



                                                   ENTRATA            USCITA



               Ereditato   dal   povero   signor        1000,00
            Venanzio                                                         1,00
               Libro d’entrata e uscita                                     15,00
               Elemosine                                                   250,00
               Cassaforte                                                    3,00
               Pasticcini

               Nel registro che ho comperato c'è anche una colonna per le Osservazioni, ma lì non ho scritto
            niente, perché l'unica osservazione che potevo metterci era questa: che i quattrini peggio spesi sono
            stati quelli delle elemosine.
               Infatti stamani appena sono uscito di casa ho trovato sugli scalini della chiesa di San Gaetano un
            povero cieco che chiedeva l'elemosina, e io messa subito mano a tasca ho tirato fuori un biglietto da
            cinque lire e gliel'ho lasciato cadere dentro il cappello che egli teneva sulle ginocchia.
               Egli ha fatto un gesto di meraviglia e, agguantato con moto fulmineo il biglietto, lo ha messo
            contro la luce guardandolo attentamente; poi mi ha chiesto:
               - Ma... non è mica falso, eh, signorino? -
               Immediatamente   un   altro   povero   cieco   che   era   dall'altra   parte   della   scalinata   è   venuto   a
            esaminare il biglietto e ha detto:
               - Ma non vedi che è buonissimo? E a me, signorino? Non me ne dà uno anche a me? -
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