Page 136 - Il giornalino di Gian Burrasca
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ripigliamo il discorso tranquillamente dal punto in cui è stato interrotto.
Il povero signor Venanzio, dunque è morto: e questo l'ho scritto fino da ieri.
Scrissi anche che la notizia mi aveva fatto dispiacere, ed è proprio vero, perché in fondo quel
vecchio sordo e paralitico, al quale tutti auguravano la morte, mi faceva compassione, e ora che è
morto e di lassù può vedere le cose come stanno deve capire che se gli pescai con l'amo l'ultimo
dente non lo feci a fin di male ma con lo scopo di divertirlo, e che certo non avrei fatto quello che
feci se ne avessi potuto prevedere le conseguenze, che del resto furono motto esagerate da mio
cognato perché in una bocca avere un dente solo e bacato e non averne punti è tutt'uno, e non credo
per questo di avere abbreviato la vita d'un minuto a quel povero disgraziato.
Però, per quanto la notizia della morte del signor Venanzio mi avesse fatto dispiacere, stamani
non ci pensavo più, quando un fatto stranissimo è venuto a richiamarmelo alla mente.
Verso le nove e mezzo, mentre inzuppavo il terzo panino imburrato nel mio caffè e latte con
molto zucchero (non è per ghiottoneria, ma io metto sempre dimolto zucchero perché la mattina
prendo sempre dimolto latte con dimolto caffè per poterci inzuppare dimolti panini con dimolto
burro) mi son sentito chiamare a un tratto.
- Giannino! Giannino!... Vieni qua, subito... -
Era l'Ada che urlava a quel modo e io certo, occupato com'ero, non mi sarei mosso neanche d'un
passo se nell'accento di mia sorella non avessi sentito veramente qualche cosa di insolito...
Son corso nella stanza d'ingresso dove l'ho trovata insieme alla mamma, e tutte e due stavano
commentando una lettera che tenevano in mano.
- Guarda, Giannino, - mi ha detto subito la mamma - questa lettera è per te...
- E allora, - ho osservato subito - perché l'avete aperta?
- Oh bella! Io sono la tua mamma e ho diritto, credo, di vedere chi ti scrive...
- E chi mi scrive?
- Ti scrive il cavaliere Ciapi notaro.
- E che vuole da me?
- Leggi. -
Allora ho letto, pieno di meraviglia la lettera che ricopio qui tale e quale:
CAVALIER TEMISTOCLE CIAPI
NOTARO
Signor Giovanni Stoppani,
Nella mia qualità di pubblico notaro incaricato di dare esecuzione alle disposizioni
testamentarie del defunto signor Venanzio Maralli, mi pregio ricopiare qui il paragrafo 2 di dette
disposizioni che La riguardano personalmente:
Ҥ 2. - Desidero e domando che alla lettura di questo mio testamento, oltre agli interessati, e
cioè mio nipote avvocato Carlo Maralli, Cesira Degli Innocenti sua donna di servizio e il
commendatore Giovan Maria Salviati, sindaco della città, intervenga anche il giovinetto
Giovannino Stoppani cognato del predetto Carlo Maralli, sebbene nessuna delle disposizioni
testamentarie qui contenute lo interessino. Ma io desidero la sua presenza perché avendolo
conosciuto di persona amo che in queste mie disposizioni il giovinetto Stoppani trovi un efficace
ammaestramento sulla vanità delle umane ricchezze e un nobile esempio verso il prossimo. A tale
scopo dò espresso incarico al notaro cavaliere Temistocle Ciapi di mandare a prendere il detto
Giovanni Stoppani dove si trova, a tutte spese da pesare sulla somma dell'intero capitale di cui al
paragrafo 9”.
In ordine dunque al desiderio espresso nel paragrafo qui sopra riportato La prevengo che alle
ore quindici di oggi manderò alla sua abitazione un mio incaricato di fiducia il quale La
accompagnerà in vettura fino al mio studio in via Vittorio Emanuele numero 15, piano 1°, dove
sarà data lettura dei testamento del defunto signor Venanzio Maralli.
TEMISTOCLE CIAPI, NOTARO.