Page 147 - Il giornalino di Gian Burrasca
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Qui termina il giornalino di Gian Burrasca; ma non terminano qui, naturalmente, le sue
monellerie e le sue avventure, e a me che ho impresa la pubblicazione di queste memorie corre
almeno l'obbligo immediato di completar la narrazione dell'avventura elettorale rimasta interrotta
sul più bello... o sul più brutto, secondo il punto di vista politico-sociale dei miei piccoli lettori.
Infatti proprio in una questione politico-sociale andò a incappare il nostro povero Giannino
Stoppani, e non è da far le meraviglie se la sua buona fede fu tradita da tutte le parti e ogni suo
calcolo da cima a fondo sbagliato.
Vero è che il direttore dell'Unione Nazionale accolse come aveva promesso la rettifica
rimessagli da Gian Burrasca, ma il titolo dell'articolo in cui essa comparve basta a rivelare il
secondo fine cui si faceva servire il riconoscimento della verità.
L'articolo era intitolato: L'avvocato Maralli libero pensatore in città e bigotto in campagna, e in
esso alla dichiarazione di Giannino Stoppani si faceva seguire la descrizione del matrimonio
religioso di sua sorella col Maralli fedelmente ricopiata dal Giornalino e si concludeva col
dipingere il candidato socialista come un opportunista della peggiore specie, non spinto da altre
molle in ogni sua attitudine nell'agone politico che da quelle di un volgare interesse e di una
smodata ambizione.
In casa Stoppani la notizia di questa tragedia elettorale giunse di prima mattina. Il babbo di
Giannino ricevé il numero dell'Unione Nazionale, con quel terribile articolo segnato con lapis bleu
e con queste parole scritte nel margine dall'avvocato Maralli.
- “Vostro figlio che mi aveva già rovinato come uomo facendomi perdere l'eredità di mio zio e
come professionista facendomi perdere una causa importante è tornato in tempo dal Collegio per
rovinarmi nella mia carriera politica... e c'è riuscito perfettamente!” -
La tempesta scoppiò tremenda sul capo del povero Gian Burrasca... e anche più in giù.
- Ma io ho detto la verità! - gridava egli sotto la gragnuola inaspettata. - Io credevo di far bene
difendendolo da un'accusa ingiusta!... –
E il padre, mentre la gragnuola rinforzava:
- Stupido! Rompicollo! I ragazzi, non devono impicciarsi nelle cose che non possono capire!
Cretino! Birbante! Sei la rovina di tutta la famiglia!... –
E certo il nostro Giannino non poteva capire i misteri della politica per i quali a volte la difesa
fatta da un'anima semplice e ingenua può recar più danno di un'offesa lanciata dall'anima più nera
e perversa.
Il fatto è che la rivelazione ch'egli fece all'Unione Nazionale e che questa fece al pubblico
determinò la ribellione contro il Maralli di una frazione del suo stesso partito e i partiti che a
quello si erano alleati, e il giorno dell'elezione fu ignominiosamente sconfitto.
Ma non basta. La polemica fra l'Unione Nazionale e il Sole dell'avvenire sì inacerbì al punto
che non bastando più tutte le male parole del vocabolario elettorale italiano si passò alle bastonate
e un giorno la pasticceria del babbo di Gigino Balestra fu teatro di una zuffa terribile tra moderati
e socialisti che si picchiarono di santa ragione, dicendosi le cose più amare su un terreno cosparso
delle cose più dolci che si possano immaginare, e riducendosi scambievolmente in uno stato
compassionevole e anche appetitoso, col volto ammaccato pieno di bitorzoli e di bioccoli di crema,
annerito da ecchimosi e da ditate di cioccolata, gocciolante di sangue e dì alkermes...
Ne vennero querele da ambe le parti, e in Tribunale uno dei documenti più importanti per
stabilire l'origine dei fatti dei quali si discuteva, fu appunto il Giornalino di Gian Burrasca che il
direttore dell'Unione Nazionale non aveva più restituito al suo legittimo proprietario e che rimase
poi lungamente dimenticato fra gli incarti della Cancelleria giudiziaria, ciò che non farà certo
maraviglia a chi sa come tutto della Giustizia italiana sia lungo e oblioso.
Come alla fine il Giornalino di Gian Burrasca capitasse tra le mie mani, io non dirò: basti
sapere che io, che ebbi la fortuna di scoprirlo da una portinaia moglie d'un usciere del Tribunale
mentre ella lo leggeva a' suoi figliuoli, dovetti durar molta fatica e spender molti quattrini in carta
bollata per ottenere - col consenso di Giannino Stoppani - la restituzione del manoscritto, non
potendo il Tribunale, per regolarità, consegnare un documento processuale né a Gian Burrasca
che era proprietario ma era minorenne né a me che ero purtroppo maggiorenne, ma non ero il
proprietario. E neanche questo farà maraviglia a chi sappia come tutto nella Giustizia italiana sia