Page 13 - Breve storia della musica
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culturali intense. Per i servizi liturgici vi venivano selezionati i

               pueri cantores (fanciulli cantori), che dall’età di otto o nove
               anni venivano istruiti nel canto e nella composizione. Nella
               scuola fiamminga le voci della polifonia acquistano pari

               importanza e vengono costruite in modo da presentare caratteri
               simili; inoltre il rapporto fra musica e parola diventa più stretto

               e preciso.


               In campo sacro la messa diventa sempre più importante e
               diventa il genere “alto” per eccellenza, il mottetto del secolo

               precedente scompare: con lo stesso nome viene ora indicato un
               brano su testo sacro in latino, destinato all’esecuzione durante le

               celebrazioni liturgiche.


               La prima generazione di maestri fiamminghi ha in Guillaume
               Dufay (vissuto fra il 1400 circa e il 1474) e Gilles Binchois i

               suoi maggiori rappresentanti; Johannes Ockeghem (ca. 1425-

               1496) e Antoine Busnois sono i due principali esponenti della
               seconda; la terza, che si spinge nei primi anni del Cinquecento,
               raggiunge l’apice con Josquin des Prez (Gioacchino del

               Prato, morto nel 1521), allievo di Ockeghem.


               Ockeghem dal 1452 fino alla morte fu al servizio della cappella

               reale di Francia, sotto Carlo VII prima, poi Luigi XI e Carlo
               VIII, dapprima come corista poi come maestro del coro.
               Prediligeva la composizione di musica sacra, mentre Antoine

               Busnois ci ha lasciato molta musica profana (ballate, chanson).
               Ockeghem porta a maturazione gli elementi che erano già

               presenti nei grandi della prima generazione (Dufay in
               particolare): la sua scrittura cresce in complessità, aumenta il

               numero delle voci, lo stile sfrutta un gran numero di tecniche, in
               particolare quelle imitative. L’imitazione genera unità nella

               composizione, ma la varietà dei procedimenti imitativi
               impedisce che l’unità si trasformi in prevedibilità o pura
               ripetizione.






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