Page 11 - Breve storia della musica
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un ritmo musicale, che non recitando. Ampie parti delle
funzioni religiose cristiane del primo millennio erano cantate,
con forme di canto monodico molto semplici, influenzate dal
canto ebraico e dalle forme musicali, anche profane, di altri
popoli.
Intorno al IX secolo, all’epoca di Carlo Magno, la varietà delle
musiche sacre cristiane doveva essere diventata enorme: lo
stesso canto, tramandato oralmente a Roma, in una città
spagnola e in una inglese, doveva aver subito nei secoli un
accumulo tale di variazioni da diventare quasi irriconoscibile. In
sintonia con lo spirito unificatore dell’impero carolingio, in
quell’epoca anche la Chiesa tentò di ridare unità alla sua
tradizione, e a quella musicale in particolare: la sistemazione del
cosiddetto canto gregoriano avviene in quest’epoca, così come
avviene la costituzione della schola cantorum del pontefice, in
qualche modo destinata a essere la garante della correttezza
della tradizione orale. Il modello della schola cantorum romana
viene imitato, un po’ in tutta Europa, nelle grandi cattedrali, e si
viene a costituire così una categoria di cantori professionali,
avviati a questa “carriera” sin da piccoli, educati all’interno
delle mura dei conventi e dotati quindi spesso anche di un certo
grado di cultura.
Dalla professionalità di queste scuole emergono i primi tentativi
di elaborazione delle forme del canto gregoriano: dapprima due
voci, anziché una, che procedono in parallelo (quando una sale
anche l’altra sale, quando una scende, scende anche l’altra) ma
ad altezze diverse (eseguendo cioè note diverse); poi con
piccole variazioni (mentre una voce tiene una nota, l’altra
ricama una breve variazione), poi intrecciandosi. Le voci poi
diventano tre, quattro, più ancora; gli intrecci si fanno sempre
più ricchi e complessi. Il cammino, così sintetizzato in poche
righe, copre in realtà secoli di storia, fino all’epoca
rinascimentale (XVI secolo).
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