Page 87 - Maschere_Motta
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Gioppino
M aschera che appare non si sa bene quando, e
che ad ogni modo deve la prima popolarità al
M burattinaio Battaglia o Battaia, verso il 1820.
Gioppino è una maschera bergamasca. La sua principale ca-
ratteristica fisica sono tre grossi gozzi, da lui chiamati le sue
granate o coralli, che ostenta non come un difetto fisico, ma
come veri e propri gioielli. La tradizione vuole che sia nato
da Bortolo Söcalonga e Maria Scatolera a Zanica in quel di Ber-
gamo dove vive con la moglie Margì e il figlio Bortolì. Il suo
nome in bergamasco è Giopì de Sanga.
Ha anche due fratelli: Giacomì e il piccolo Pisa ‘n braga e
i nonni Bernardo e Bernarda. Faccione furbo, rubicondo,
vestito di grosso panno rosso orlato di ver- de, pantaloni
scuri da contadino e cappello rotondo con fettuccia volante,
di mestiere fa il facchino e il contadino, professioni che non
professa preferendo guadagni occa- sionali meno faticosi.
Di modi e linguaggio rozzissimi, di buon cuore, porta
sempre con sé un bastone che non disdegna di usare per
far intendere la ragione, sempre comunque a vantaggio
dei piccoli e degli oppressi. Amante del vino e del buon cibo,
ricerca quando può la compagnia di altre donne benché si
dichiari innamoratissimo della Margì.
Gioppino incarna il sempliciotto rozzo ma di buon cuore,
pronto a difendere i deboli. Ha assunto, tuttavia, anche
una connotazione negativa, come persona furbastra e
inaffidabile tanto che nel linguaggio comune si suole dire:
“fare la figura del Giupì” cioè di chi non mantiene la parola o
usa mezzucci per concludere raggiri di poco conto.
Gioppino oltre che essere una maschera è anche un
burattino ed è protagonista di moltissime commedie per il
teatro dei burattini.
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