Page 82 - Maschere_Motta
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Gianduja
M aschera piemontese, prima burat-
tino e poi marionetta che nel se-
passione
XIX
la
impersonò
M colo
patriottica e, accanto ad essa, il tradizionale buon sen-
so popolare della regione subalpina. La Maschera ebbe
vita ad opera dei burattinai Sales e Bellone; Gianduja si
trasferì poi a Torino diventando il simbolo della capitale
piemontese e riscuotendo un successo che ancor oggi,
nella tradizione dei marionettisti fratelli Lupi, è vivo e
perdurante nelle manifestazioni carnevalesche e in ap-
plauditi spettacoli per l’infanzia.
Questa maschera, prediletta dai piemontesi, deve il
nome a una precauzione politica: fino al 1802, infatti,
l’avevano chiamata Gerolamo, ma quell’anno, ai primi del
nuovo secolo, i comici pensarono bene di ribattezzarlo
per evitare che si potesse scorgere allusione al nome di
Gerolamo Bonaparte, parente dell’imperatore. Fu per
questa ragione che i proprietari del teatrino milanese
«Gerolamo», dove tuttora si tengono gli spettacoli di
marionette, preferirono sospendere le rappresentazioni
ed emigrare altrove.
Gianduja cioè Gerolamo, è originario di Caglianetto,
in quel di Asti. Proverbiale è fra i contadini piemontesi
la sua distrazione: un giorno il padrone lo portò con sè a
una fiera, dove acquistò sette somari. «Conducili a casa»
disse a Gianduja, e il servo, montato su una delle bestie,
incominciò il cammino: però, strada facendo, volle per
scrupolo fare un controllo e, sempre restando in sella,
contò gli animali. Erano sei. Gianduja, disperato, partì
alla ricerca del settimo somaro, e tanto galoppò che la sua
povera cavalcatura, stremata dallo sforzo, stramazzò a ter-
ra e rotolò nella polvere il suo incauto cavaliere. Gianduja,
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