Page 85 - Maschere_Motta
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corteggiarle perchè teme trattarsi di uomini travestiti, ha un appetito insaziabile, ma ar-
                                      riva a digiunare quattro giorni consecutivi perché non ha un soldo in tasca e non vorrebbe
                                      che il rifiuto di un piatto di maccheroni costituisse un’offesa tale da costringerlo a battersi.
                                        «Quando io cammino - dice Giangurgolo - la terra trema sotto i miei piedi. E io cammino
                                      sempre ... ». Però, non appena si profila alla cantonata un gendarme, o un ragazzino gli
                                      grida un frizzo alle spalle, la maschera dimentica il nobile lignaggio e il conclamato valore
                                      e corre a nascondersi con una comica agilità che ha destato per secoli l’ilarità delle platee
                                      calabresi. Con gli umili, invece, si comporta da gradasso: ordina lasagne e salami in quan-
                                      tità degne di Gargantua, e guai a chi accampasse la pretesa di veder saldato il conto.
                                        Riferiscono i commenti dell’epoca che, a rovesciar Giangurgolo per i piedi, dalle sue ta-
                                      sche non uscirebbe un grano (cioè quattro centesimi); a questa maschera si può dunque
                                      ricondurre l’espressione scherzosa, frequente nelle riviste, per la quale arricchire si dice far
                                      grano.



















































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