Page 90 - Maschere_Motta
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Giovane amoroso
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restanza fisica, bell’aspetto, voce gradevole,
eleganza e maniere di buona società, erano i
r
P equisiti indispensabili per recitare la parte del
giovane amoroso, che assumeva volta a volta i nomi di Fla-
vio, Orazio, Cinthio, Ottavio, Leandro.
Il personaggio, anche quando l’autore accompagnava
alla serietà dei sentimenti una vena di comicità, non poteva
vestire che alla moda del suo tempo; così si spiega perché il
giovane amoroso, più che una maschera, sia diventato un
carattere, trasmesso poi anche al teatro moderno.
Le sue doti dovevano essere quelle dell’uomo interessante
della sua epoca: oltre alle doti di natura, gli era necessario
dar prova di gusto musicale, aver nozione di lettere e di bel
mondo, saper improvvisare sonetti e madrigali, anche se,
nella maggior parte dei casi, all’aristocrazia delle qualità
non corrispondeva una adeguata solidità di fortuna.
Col nome di Flavio si distinse in Francia, nella parte del
giovane amoroso, l’italiano Flaminio Scala, già comico
del duca di Mantova; egli dedicherà gli ultimi anni della
sua vita a trascrivere in volume le vicende degli spettacoli
interpretati in gioventù, giovandosi anche dei manoscritti
lasciati da Isabella Andreini, sua compagna di successo.
Un figlio dell’Andreini, Giovanni Battista, nato a Firenze
nel 1579, tornerà col nome di Lelio alla parte del giovane
amoroso che sarà poco dopo coperta, col nome di Orazio,
anche dal comico italiano Marco Romagnesi, considerato
uno dei più affascinanti uomini del suo tempo.
Si ricorda in proposito che Orazio, adeguandosi al
decreto di Luigi XIII che proibiva ai suoi ufficiali di portare
lunghe barbe, riuscì, tanto era popolare, a rendere ambita
l’adozione del pizzetto. Da allora però, in particolar modo
col tipo di Leandro, la figura del giovane amoroso andrà
acquistando una vena di comicità.
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