Page 84 - Maschere_Motta
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Giangurgolo
M aschera di origine calabrese, creata probabil-
mente Ma dai napoletani o dai calabresi de-
M siderosi di porre in ridicolo il temperamento
dei propri corregionali. Afferma il Petrai che il nome stareb-
be a significare “Giovanni Golapiena”, ovvero il mangione,
ma a detta del Rasi deriverebbe da Zan Gurgola. L’origine
viene storicamente indicata dal Petrai nel momento in cui,
ceduta la Sicilia ai Savoia, molti gentiluomini spagnoleg-
gianti passarono in Calabria, dove venne messo alla berlina
il loro dongiovannismo e il loro altezzoso comportamento.
Larga popolarità ottenne in Europa, soprattutto negli
anni del predominio spagnolo (secoli XVI e XVII) esau-
rendosi completamente in quello successivo, la ma-
schera del Capitano valoroso e spaccone, che a
sua volta assunse volta a volta i nomi di Spaven-
to, Spezzaferro, Spezzamonti, Fracassa, Bom-
bardone.
Giangurgolo, cioè Giovanni dalla grande gola,
è il tipo calabrese del Capitano, Il linguaggio che adopera è
quello tipico degli spacconi, ricco di immagini e di millante-
ria. Il costume presenta note di originalità nel grosso naso di
cartone e nei colori giallo e rosso dell’abito, l’atteggiamento
dinoccolato già si ritrovano nella figura di un antico mimo di
quella regione, rinvenuta in una incisione su onice alla fine
del Medio Evo.
La decadenza degli Spagnoli, l’invenzione delle armi da
fuoco, la nuova concezione della guerra sulla base non
più di scontri individuali, ma di eserciti di massa, finiscono
col ridurre gradualmente, nella fantasia popolare, la figu-
ra dell’eroe a una sorta di macchietta che nasconde, sotto
discorsi da «bravo», una caricaturale dose di paura. A Gian-
gurgolo piacciono le donne, però, sovente, egli si astiene dal
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