Page 182 - Maschere_Motta
P. 182

Pier Maria Cecchini                                          Costantini





              ttore preminentemente drammatico, nac-           amiglia di comici italiani dell’Arte dei secoli
              que a Ferrara intorno al 1563 e ivi morì nel     XVII e XVIII. Il capostipite, Costantino (Verona
       A1645. Fu al servizio, quasi sempre dei duchi      Fcirca 1634 morto dopo il 1696), ricco mercante
       di Mantova, e direttore di una compagnia celebre,   rovinatosi per amore, recitò in parti di “primo Zanni”
       quella degli “Accesi”.                             col nome di “Gradellino” in Italia, e per qualche tempo
        Col nome di “Frittellino” impersonò una maschera   anche a Parigi.
       che dobbiamo ritenere d’umore brighellesco e diven-  La moglie Domenica, “servetta” col nome di “Coralli-
       tò presto famoso (oggi lo si può ricordare come uno   na”, gli diede tre figli, tutti attori. Il più importante fu
       dei più grandi interpreti della Commedia dell’Arte).   Angelo (Verona, circa 1654 - 1729) che riprese e perfe-
        Esercitò in tutta la penisola, in Francia e in Austria.   zionò la maschera di “Mezzettino” (un incrocio tra Bri-
       Ebbe un carattere dispotico, facile all’ira e, sia pure     ghella e Scapino) recitando alla Comédie Italienne,
       “per honorate ragioni”, uccise a Torino il comico Carlo   accanto all’Alecchino Biancolelli.
       De Vecchi.                                           Espulso con i suoi compagni da Parigi nel 1697, re-
        Molto interessanti sono, per più ragioni, i suoi Bre-  citò in vari teatri di corte tedeschi, e a Dresda una ri-
       vi discorsi intorno alle Commedie (Vicenza, 1614) e i suoi   valità amorosa con l’elettore di Sassonia gli procurò
       Frutti delle moderne Commedie et avisi a chi li recita (Pa-  vent’anni di carcere.Liberato, ricomparve sulle scene
       dova, 1625). Pubblicò inoltre una raccolta di  Lettere   parigine ma era ormai l’ombra del grande attore di un
       facete e morali (Napoli, 1618) e due copioni: La Flaminia   tempo. Scrisse una biografia di “Scaramuccia”.
       schiava (Milano, 1610) e L’amico tradito (Venezia, 1633).   Suo fratello, Giovanni Battista (Verona? - La Ro-
        Sua moglie Orsola, di cui si ignora il casato, fu attri-  chelle 1720) esordì come “amoroso” (“Cintio” in Italia e
       ce valente col nome di “Flaminia” e donna irrequieta.   “Ottavio” in Francia) succedendo al celebre Marc’An-
                                                          tonio Romagnesi. Angelo ebbe da Angiola d’Orsi, det-
                                                          ta “Auretta”, una figlia che si fece monaca e un figlio,
                                                          Gabriele (morto a Venezia nel 1757) che fu “Arlecchi-
                                                          no” a Napoli.
                                                           E sulle scene apparvero anche Anna Elisabetta (?
                                                          1679 - Parigi, 1754), figlia di Giovanni Battista e di Tere-
                                                          sa Corona detta “Diana”, e l’Arlecchino Antonio (1694
                                                          - Dresda, 1764) di cui è sconosciuta la paternità.







       172
   177   178   179   180   181   182   183   184   185   186   187