Page 180 - Maschere_Motta
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Biancolelli
amiglia di attori operosi nei secoli XVII e XVIII.
Capostipite fu Francesco, di origine emiliana, noto
Finsieme con la moglie Isabella Franchini brillante
interprete di “Colombina”. Il figlio Giuseppe Domenico
(Bologna, c.a. 1636 - Parigi, 1688) avrebbe recitato, nel 1661,
come Arlecchino al Théatre Italien, dopo aver avuto per
maestro Carlo Cantù, in arte Buffetto, comico valentissimo
e suo patrigno.
Fu precisamente a Parigi che Giuseppe Domenico trionfò
nel raffigurare la celebre maschera. Lo si chiamò “Dominique”
e lo si ammirò per quasi un trentennio.
Per l’ironia della sua comicità, per la sua eleganza d’agile
mimo, per la sua sostanziale originalità piacque a Luigi XIV,
che lo ebbe caro e che per favorirlo consentì alla compagnia
del Théatre Italien d’alternare nelle rappresentazioni la
lingua natia con quella francese.
“Dominique” aveva la voce chioccia, ma la sua bravura
mutò tale difetto in un elemento buffonesco. I suoi motti
più famosi vennero raccolti nel libro Arlequiniana (1694).
Moglie del grande attore fu Orsola Cortesi in arte “Eularia”
(Bologna, 1632 - 1747).
Tra i figli nati dal matrimonio si fecero commedianti
Francesca Maria (Parigi, 1664 - 1747); Caterina (Parigi ? - 1716)
e Pier Francesco (Parigi, 1680 - 1734). La prima sostenne il
ruolo dell’innamorata sotto il nome di “Isabella” e con modi
insolitamente maliziosi; la seconda raffigurò “Colombina”
con pronto spirito e si sposò col comico Pier Lenoir de
La Thorillière; il terzo, detto “Dominique” come il padre,
recitò d’Arlecchino, Pierrot e Trivellino, scrisse numerose
commedie ed ebbe per consorte l’attrice Jeanne Jaquette
Tortoriti.
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