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Attore







                                 colui che “agendo” sulla scena dà vita al personaggio di un dramma. Estensivamen-
                                 te il termine è riferito anche a quanti, sia pure in una posizione parzialmente diver-
                          È sa, prendono parte ad uno spettacolo (mimi, ballerini, comparse, ecc.). Nella civiltà
                           mediterranea la funzione dell’attore si definisce storicamente, distinguendosi da quella del
                           sacerdote o del cantore o da altre consimili, quando la rievocazione di una vicenda o la glori-
                           ficazione di un eroe non è più compiuta nella forma della narrazione indiretta, ma è rappre-
                           sentata direttamente ed il discorso è enunciato in prima persona.
                            Allora il sacerdote o il cantore parla come se fosse l’eroe, finge di esserlo, lo personifica e
                                               diventa attore. La “personificazione” e la finzione, che ne è lo stru-
                                               mento, segnano appunto la nascita dell’attore. Tradizionalmente
                                               il merito di aver operato questo passaggio dalla terza alla prima
                                               persona, dal racconto alla finzione drammatica, cioè agìta, è at-
                                               tribuito al greco Tespi che, compositore di tragedie ed interprete,
                                               percorse con il suo famoso carro i demi dell’Attica.
                                                 Durante la LXI Olimpiade, che si svolse tra il 536 e il 532 a.C., Tespi
                                               fu il primo a presentarsi al concorso tragico indetto da Pisistrato
                                               per le Grandi Dionisie. A quest’epoca dunque risale, nella civiltà
                                               mediterranea, la nascita dell’attore. Al tempo di Tespi l’attore era
                                               uno solo: re citando un testo, del quale in mancanza di documen-
                                               ti probanti è impossibile immaginare con precisione la struttura,
                                               egli dava successivamente vita ai diversi personaggi, che pertanto
                                               non potevano mai incontrarsi sulla scena. A Tespi la tradizione at-
                                               tribuisce anche l’uso teatrale della maschera, che precedentemen-
                                               te esisteva come strumento di culto. Eschilo introdusse nel teatro
                                               ellenico il secondo attore e So focle il terzo, che fu accettato anche
                                               da Eschilo nell’ultima fase della sua opera. I tre attori furono rispet-
                                               tivamente denominati “protagonista”, “deuteragonista” e “tritago-
                                               nista”. La classificazione contiene già embrionalmente una ripar-
                                               tizione di ruoli (al deuteragonista erano affidate le parti medie, al
       Due  celebri  attori  comici  del  parigino  Téâtre  des
       Varietés ai primi dell’800, Brunet e Poter, nella farsa   tritagonista i re, i tiranni e il prologo).
       di  Dumersan:  «Les  Anglaises  pour  rire»  (1814).   Gli attori greci, che si riunirono anche in una corporazione, furono
       Cambridge, collezione H.R. Beard.

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