Page 114 - Maschere_Motta
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Narcisino





                                                             e popolari maschere di Brighella in Italia e di Sca-
                                                             pino in Francia sono espressioni di un carattere di
                                                    L L valletto  cinico  e  intrigante  che  già  si  ritrova  nel
                                                    teatro dell’antichità classica e che, frequente nel teatro ita-
                                                    liano del ‘500, ispirò alcuni tipi di maschere regionali: Narci-
                                                    sino, nativo di Malalbergo, fra Bologna e Ferrara, può dun-
                                                    que considerarsi, per parecchi lineamenti, come il tipo del
                                                    Brighella emiliano.
                                                      Ma, a differenza del Brighella bergamasco, che celava il
                                                    volto sotto una truce maschera e non rifuggiva dal servirsi
                                                    della violenza per realizzare i suoi propositi, Narcisino conta
                                                    su un’unica arma: quell’astuzia paesana che lo accosta, per
                                                    qualche aspetto, alla tradizione emiliana del contadino
                                                    scaltro e spiritoso, espressasi nelle immortali figure di
                                                    Bertoldo e Bertoldino. I bolognesi avevano già un’altra
                                                    maschera, il dottor Balanzone, che parlava nel loro dialetto,
                                                    infiorettandolo con dotte ma strampalate citazioni latine;
                                                    al bolognese dei signori, parlato da Balanzone, Narcisino
                                                    oppone la parlata contadina, meno esornata, ma assai più
                                                    pungente ed efficace.
                                                      La maschera di Malalbergo, d’altra parte, non venne
                                                    impiegata soltanto nella parte del servitore, ma impersonò
                                                    anche il padre, il tutore, il padrone, sempreché si trattasse
                                                    di personaggi  testardi e  maliziosi,  finché, col tempo,  finì
                                                    con lo specializzarsi nell’intrattenere il pubblico durante
                                                    gli intervalli con frizzi, galanterie, satire e piccole mordaci
                                                    moralità. Sbucava dietro il sipario portando in capo un
                                                    cappello di paglia, simile a quello dei mietitori, dal quale
                                                    spiovevano sulle spalle i capelli, alla maniera contadina;
                                                    talvolta teneva sul braccio il tabarro, il tipico mantello degli
                                                    emiliani poveri, oppure reggeva un paniere colmo di frutta,
                                                    e si produceva in discorsi mordenti tali da inimicargli in più
                                                    d’un caso la censura e di far parlare di lui, nella storia del
                                                    teatro, come di un precursore del famoso Pasquino.

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