Page 109 - Maschere_Motta
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esca un candeliere, si scotta un dito con la scintilla: tanto è il bruciore, che lascia cadere
tutto e resta al buio. Allora cerca a tastoni la candela, va ad accenderla da un vicino di casa,
e poi rientra per cercare l’accendino. «Sapevo che li avrei trovati» esclama soddisfatto, e
subito se ne serve per accendere la candela già accesa.
Una sola volta Meneghino passa dall’ingenuità all’astuzia. Pantalone, il suo signore,
gli vede cucito all’orecchio un bottone e gliene chiede ragione con male parole. Il servo,
pronto, risponde: «Devo aver sentito qualcosa di sporco».
Sulle scene le interpretarono: per primo Gaetano Piomarta e, il più illustre fra i tanti,
Giuseppe Moncalvo.
Un gruppo di attori improvvisa uno spettacolo alla periferia di un villaggio; la folla si assiepa intorno al palco che
è mobile, come le quinte dietro il sipario. Tra la gente ci sono dei ladri che approfittano della confusione per rubare
da bisacce e panieri. L’opera è conservata presso la Biblioteca Municipale di Cambrai, in Francia
Carro di Tespi una tradizione antichissima riferisce che Tespi, il tragediografo greco del VI secolo a.C.,
percorreva i demi dell’Attica trasportando con un carro un palco rudimentale, le suppellettili sceniche e i
costumi. La denominazione leggendaria di Carro di Tespi è passata successivamente a indicare i convogli
con i quali le Compagnie nomadi compivano i loro trasferimenti.
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