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Copyright 2011 De Agostini, Novara  La situazione europea

              tra le due guerre



      La conclusione della Prima Guerra Mondiale segnò anche la fine di
      quell’egemonia europea che aveva raggiunto il culmine all’inizio del XX
      secolo. La leadership dei Paesi industrializzati passò infatti agli Stati Uniti.
      Nel 1919, dopo la fine delle ostilità, le economie dei Paesi coinvolti nel
      conflitto stentavano a riprendersi, tanto più che la guerra aveva provocato la
      morte di milioni di giovani vite e modificato la geografia politica dell’Europa.
      I trattati di pace siglati dopo la conferenza di Parigi, invece di risolvere
      i contenziosi riuscirono a provocare il malcontento di vincitori e vinti.
      In Italia, il mancato accoglimento delle pretese sulla Dalmazia e sui Balcani
      suscitò il mito della “vittoria mutilata”; la Francia temeva una possibile ripresa
      dell’imperialismo tedesco; l’Inghilterra osservava il lento declino del suo
      prestigio internazionale. Le clausole della Pace di Versailles suscitarono un
      forte risentimento soprattutto in Germania, dove furono interpretate come
      un diktat volto a marginalizzare il ruolo del Paese tra le grandi potenze.
      La situazione italiana fino al 1921

      Dopo il conflitto mondiale, per le ridotte ricompense territoriali
      ottenute, si diffuse in Italia il mito della “vittoria mutilata” che  La “vittoria mutilata”
      portò Gabriele D’Annunzio a occupare Fiume con un’azione  e l’impresa fiumana
      spettacolare (12 settembre 1919). Intanto, la situazione interna si
      complicava anche per la pesante crisi economica. La piccola e me-
      dia borghesia, a causa della forte inflazione, vedeva dissolvere i  La crisi economica
      propri risparmi. I contadini (piccoli proprietari e braccianti) era-
      no costretti a lavorare duramente per modesti compensi. La gran-
      de borghesia capitalistica si era rafforzata sul piano finanziario. Il
      proletariato industriale, organizzato nei sindacati, era invece riu-
      scito a strappare miglioramenti salariali. In campo politico, di fron-
      te alla continua ascesa socialista – nonostante le tensioni tra rifor-
      misti, massimalisti e comunisti, organizzatisi in partito nel 1921 –,
      la Chiesa acconsentì alla fondazione di un partito cattolico de-
      mocratico, il Partito Popolare Italiano (PPI), guidato da Don Lui-  Nasce
      gi Sturzo (1919). Ad esso aderirono i piccoli proprietari contadi-  il Partito Popolare
      ni che auspicavano la ridistribuzione delle terre a favore della pic-
      cola e media proprietà. Il 23 marzo 1919, con la fondazione dei  I Fasci
      Fasci di combattimento a opera di Benito Mussolini (ex sociali-  di combattimento
      sta e direttore de “Il popolo d’Italia”, v. cap. 14), che incarnavano
      il malcontento della piccola-borghesia, compariva un movimento
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