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7    Modernizzazione ed esordi

           imperialistici del Giappone



      Il Giappone della metà del XIX sec. era ancora organizzato secondo
      strutture feudali. L’arcipelago dell’Estremo Oriente, chiuso in se stesso
      e nelle sue tradizioni, non venne neanche sfiorato dal turbine delle vicende
       che si susseguirono in quasi tutto il resto del mondo. Nelle isole nipponiche
      le caste sociali più agiate erano riuscite a cristallizzare un’organizzazione
      socio-economica tale da consentire loro di mantenere un ruolo di primo piano.
      L’imperatore, lo shogun, i daimyo e i samurai detenevano tutto
      il potere e non erano disposti a rinunciarvi. Se non che, dal 1850 in poi,
      gli eventi precipitarono. Nel 1853 una flotta americana impose al Giappone
      di aprire i propri porti alle potenze occidentali; l’arcipelago capitolò,
      e, a causa di forti tensioni interne, si ritrovò invischiato in una guerra civile.
      Da essa uscì vincitore il partito imperiale: fu proprio grazie all’imperatore
      Mutsuhito che il Giappone si risvegliò da secoli di torpore.
      In pochi decenni esso divenne una grande potenza, moderna e ricca,
      capace di reggere il confronto con le più avanzate nazioni occidentali.
      Prova ne fu l’esito della guerra contro la Cina per il controllo della penisola
      coreana (1894).
      Dalla fine dello Shogunato
      all’era di Meiji Tenno
      Fino alla metà del XIX sec. il Giappone rimase completamente  L’isolamento
      isolato dal resto del mondo. Dal 1603 il governo centrale era  del Giappone
      nelle mani dello shogun (antico grado militare e titolo del ca-
      po del governo o bakufu), esponente della famiglia Tokugawa
      residente a Edo, città principale dell’Impero insieme a Kyoto.
      Egli, per quanto soggetto all’imperatore, era in realtà un vero e
      proprio monarca con pieni poteri. La sua giurisdizione, in teo-
      ria estesa a tutto il Paese, in realtà non si spingeva oltre la re-
      gione centrale. Altrove le leve del potere erano controllate dai
      daimyo, sorta di aristocrazia feudataria: un gradino più in bas-  Il feudalesimo
      so di shogun e daimyo erano i samurai, impiegati particolar-  di daimyo e samurai
      mente nella polizia e nelle forze armate. Nei secoli l’organizza-
      zione in caste della società si cristallizzò a tal punto da rendere
      improponibile qualsiasi possibilità di rinnovamento. I ceti so-
      ciali più elevati adottarono ogni mezzo per salvaguardare la pro-
      pria posizione dominante nello Stato. La linea politica del Pae-
                                                                 319




























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