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6 - Le Guerre d’Indipendenza e l’unificazione italiana
tatone e Montanara (29 maggio), mentre l’esercito piemonte-
se si impose a Goito ed espugnò la fortezza di Peschiera (30
maggio). I Ducati e Milano (29 maggio), nonché Venezia (4 giu-
gno), furono annessi al Piemonte. Poco dopo, però, gli Austriaci
di Radetzky, ottenuti rinforzi, reagirono e a Custoza sconfisse-
ro duramente le forze sabaude (23-25 luglio). Il 9 agosto fu si- Sconfitta di Custoza
glato l’armistizio. Per l’opposizione austriaca a ogni concessio-
ne durante le trattative di pace e per il timore che nelle città di
Roma e Firenze, dove nell’autunno 1848 si erano insediati go-
verni democratici cacciando i sovrani (a Roma sorse una Re-
pubblica capeggiata da un triumvirato il cui membro più in-
fluente era Mazzini), i repubblicani avessero il sopravvento, nel
marzo 1849 Carlo Alberto ruppe la tregua.
Il 23 marzo i Sabaudi furono sconfitti a Novara; la sera stessa L’abdicazione
Carlo Alberto abdicò in favore del figlio, Vittorio Emanuele II di Carlo Alberto
(1849-’78). Il giorno dopo fu firmato l’Armistizio di Vignale:
parte del Piemonte fu occupata dagli Austriaci, ma il re riuscì a
salvare lo Statuto Albertino. Il fallimento militare suscitò un’in- Fallimento
surrezione a Brescia; a Roma (dove il governo da febbraio era delle insurrezioni
in mano al triumvirato Mazzini, Saffi e Armellini) e a Venezia la
resistenza agli Austriaci fu strenua. Roma si arrese il 4 luglio sot-
to i colpi francesi e napoletani, Venezia – stremata dall’assedio
austriaco – il 23 agosto seguente. In Toscana il governo retto
da Domenico Guerrazzi e Giuseppe Montanelli era caduto
per contrasti interni. Pio IX e Leopoldo II tornarono sui ri-
spettivi troni.
Verso l’unificazione
Tra il 1849 e il 1860 l’azione delle forze liberali e democratiche Dopo la sconfitta
si concentrò intorno agli obiettivi di indipendenza e unità na-
zionale. Mentre i sovrani degli Stati italiani assumevano un at-
teggiamento di chiusura (particolarmente nello Stato Pontificio
e nel Regno delle Due Sicilie), in Piemonte, stipulata la pace con Piemonte
l’Austria ed eletta una camera moderata, il governo fu affidato
a Massimo d’Azeglio (1849-’52). Questi affrontò, emanando le Governo d’Azeglio
leggi Siccardi (1850), il nodo rappresentato dal rapporto tra
Stato e Chiesa: molti privilegi del foro ecclesiastico e il diritto
d’asilo furono aboliti. Nel 1850 nominò ministro dell’agricoltu-
ra del suo gabinetto Camillo Benso conte di Cavour (1810-
1861). Per la sua spiccata personalità politica, che ne aveva fat-
to in breve il leader dei moderati, e per il suo programma (fa-
vorire un’economia di stampo liberistico e la creazione di un
blocco tra aristocrazia e borghesia contro la democrazia mazzi-
niana, raggiungere l’unificazione nazionale attraverso l’espan-
sione di casa Savoia), Cavour fu chiamato a presiedere il suo
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