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                                        12 - I Comuni, le Signorie e il Principato

      dinate negli schieramenti guelfo e ghibellino. Dopo transitori
      periodi di regime signorile (Roberto e Carlo d’Angiò e Gual-
      tiero di Brienne) Firenze entrò in conflitto con lo Stato Ponti-
      ficio per non aver aderito alla Lega antiviscontea, conflitto che
      ebbe ripercussione sulla vita civile, portando al cosiddetto tu- Il tumulto dei ciompi
      multo dei ciompi (dal nome dei cardatori di lana) nel 1378. I a Firenze e le sue
      ciompi si sollevarono contro la borghesia e nominarono un lo- conseguenze
      ro gonfaloniere, Michele di Lando. La classe dirigente dovette
      costituire nuove arti (tintori, farsettai, ciompi) e ammettere al
      governo i loro rappresentanti. Indeboliti internamente dalla de-
      fezione dei tintori e dei farsettai e abbandonati da Michele di
      Lando, i ciompi furono estromessi dal potere che passò nelle
      mani di poche famiglie di grandi commercianti e banchieri, co-
      me gli Albizzi e gli Strozzi, per passare nella seconda metà del
      XV sec. in quelle della famiglia de’ Medici.
      Dalle Signorie ai Principati
      Divenuti padroni delle città e del contado i signori ottennero
      poi anche il titolo per governare legittimamente, titolo che fu
      conferito dall’imperatore o dal papa così che i Visconti diven-
      nero duchi di Milano, i Gonzaga di Mantova, gli Estensi di Fer-
      rara e i Medici di Firenze. Dalla Signoria si era ormai passati al
      Principato.
      A partire dalla fine del ’300 e per tutto il XV sec. protagonisti La legittimazione
      della vita italiana furono cinque grandi Stati regionali: il Duca- del potere signorile
      to di Milano, la Repubblica di Venezia, la Repubblica di Fi- e i cinque grandi
      renze, lo Stato della Chiesa e il Regno di Napoli. Gian Ga- Stati regionali italiani
      leazzo Visconti prese il potere a Milano nel 1385 e ricominciò
      la politica espansionistica. Ricevuto dall’imperatore Venceslao
      il titolo di duca di Milano nel 1395, tra il 1399 e il 1402 conqui-
      stò Pisa, Assisi, Siena, Spoleto, Perugia e Bologna. Alla sua mor-
      te tutte le conquiste svanirono e i domini originari, prima divi-
      si tra i figli, furono poi riunificati dal figlio Filippo Maria (1412-
      1447). Tutti gli Stati regionali italiani furono coinvolti nella lot-
      ta per il potere sul Regno di Napoli, conteso da Angioini e Ara-
      gonesi. Il Visconti, dapprima alleato dei d’Angiò, si unì poi,
      schierandosi contro Venezia, Firenze, il papa e Francesco Sfor-
      za (signore di un territorio nelle Marche), ad Alfonso d’Arago-
      na, dopo averlo vinto nel 1442. Alla morte di Filippo Maria mol-
      ti territori si resero indipendenti e Venezia occupò Lodi e Pia-
      cenza: Milano fece allora ricorso a Francesco Sforza che nel 1450
      ne divenne signore. Firenze, preoccupata dall’espansione ve-
      neziana, si alleò con Milano, Venezia con Alfonso d’Aragona. La Le lotte tra gli Stati
      lotta si protrasse a lungo, fino a quando nel 1454 lo Sforza e Ve- regionali, la Pace di
      nezia stipularono la Pace di Lodi (Venezia tenne Bergamo e Bre- Lodi e la Lega Italica
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