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Il Medioevo


      LE UNIVERSITÀ
      L’espressione più alta del rigoglio di vita  todossia dottrinale, la Chiesa fece entra-
      iniziato in età comunale fu la nascita del-  re nelle Università, in qualità di docenti, i
      l’Università. All’inizio del Medioevo l’in-  maggiori esponenti della cultura mona-
      segnamento elementare era affidato ai  stica e li sottopose al diretto controllo del-
      monaci, quello superiore era impartito  la Santa Sede. Le Università non furono
      nelle scuole vescovili controllate dal ve-  solo un fenomeno italiano ma sorsero in
      scovo a cui spettava la scelta dei docen-  tutta Europa e grazie all’uso comune del-
      ti. A partire dal XII sec. le scuole vesco-  la lingua latina molti professori poterono
      vili non furono più sufficienti ad acco-  insegnare anche in Paesi stranieri. L’atti-
      gliere i numerosi studenti desiderosi di  vità didattica era organizzata in un ciclo
      cultura. Si formarono così, secondo la  introduttivo alle arti liberali (6 anni di fre-
      tendenza associativa propria del periodo,  quenza) seguito dagli insegnamenti su-
      corporazioni di studenti e maestri che co-  periori entro le facoltà di diritto, medici-
      stituirono le Università. Per garantire l’or-  na (6 anni) e teologia (8 anni).

                    mettendolo dal governo della città o addirittura cacciandolo co-
                    me simoniaco o concubinario, il Comune impose la propria au-
                    torità su tutti i cittadini, trasformandosi da associazione priva-
                    ta in ente pubblico. Ben presto il Comune cominciò a espan-
                    dersi verso il contado o con accordi pacifici con i feudatari o
                    con conquiste armate, talvolta liberando i servi della gleba che,
                    a loro volta, diedero vita a piccoli Comuni rurali ai quali il Co-
                    mune cittadino concedette una limitata autonomia ricavando-
                    ne un elevato interesse economico.
     I rapporti tra  I Comuni, nonostante non avessero mai contestato l’autorità
     Comune e Impero  dell’Impero ritenendosi parte dell’ordinamento vigente, furo-
                    no perseguitati dall’Impero che cercò di ridurre al massimo la
                    loro autonomia (v. cap. 11).
     L’organizzazione   In origine l’organizzazione del Comune si basò su un’assem-
     dei Comuni     blea (arengo o concione) e sui consoli che, eletti dall’assem-
                    blea, duravano in carica un anno. Con l’allargamento dei Co-
                    muni, l’assemblea fu sostituita con dei consigli. Per evitare lo
                    scontro tra interessi diversi (molti cittadini arricchitisi con i traf-
                    fici commerciali e i grandi feudatari costretti a entrare nel Co-
                    mune con la conquista del contado chiedevano di partecipare
                    alla vita politica) i consoli furono sostituiti da un magistrato uni-
                    co, il podestà, dapprima un cittadino, poi, per garantire una
                    maggiore imparzialità, un forestiero che portava con sé un grup-
                    po di collaboratori. Questi era stipendiato e durava in carica un
                    anno, esercitando il potere esecutivo, mentre quello legislativo
                    restava ai consigli. Il regime podestarile era quindi nato per la
                    pressione di quei ceti che allora rientravano nella dicitura di
                    “popolo” (soprattutto mercanti e artigiani; erano esclusi i la-
                    voratori salariati) e che oggi indicheremmo piuttosto con il ter-
                    mine “borghesia”. I ceti “popolari”, per contrastare il potere del
     178         Titolo concesso in licenza a tonia locarico, 84762, ordine Istituto Geografico De Agostini 824316.
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