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11 - Il Sacro Romano Impero germanico e gli Svevi
            Titolo concesso in licenza a tonia locarico, 84762, ordine Istituto Geografico De Agostini 824316.
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      sultano d’Egitto recuperò Gerusalemme, Betlemme e Nazareth.
      Nello stesso tempo il papa invadeva i suoi domini in Italia. La
      pacificazione avvenne col Trattato di San Germano (1230): Fe-
      derico restituì i territori tolti alla Chiesa durante la lotta e ri-
      nunciò alle investiture. In Sicilia Federico riorganizzò l’ammi-
      nistrazione dei suoi domini; con le Costituzioni Melfitane del Le Costituzioni
      1231 fissò tasse pesanti ma distribuite equamente, emanò mi- Melfitane e la lotta
      sure per favorire il commercio e l’attività manifatturiera. In Ger- con i Comuni
      mania, affidato il governo al figlio Enrico, concesse ampi privi-
      legi ai signori feudali; per questo il figlio gli si ribellò nel 1234
      ma fu sconfitto e tenuto prigioniero fino alla morte (1242), men-
      tre la corona tedesca passò al fratello Corrado. Nuovi motivi di
      contrasto vennero dalle rivendicazioni autonomistiche dei Co-
      muni dell’Italia settentrionale, dall’ostilità della Chiesa per il so-
      stegno dato da Federico alla rinascita del Comune di Roma e
      per l’erezione della Sardegna, feudo della Santa Sede, a Regno
      autonomo retto dal figlio Enzo (1238). Nel 1237 Federico sba-
      ragliò le forze comunali a Cortenuova. Gregorio IX lo scomu-
      nicò nel 1239; Federico reagì cacciando gli ordini mendicanti,
      confiscando i beni ecclesiastici (tranne quelli siciliani) e affi-
      dando le sedi vescovili a persone di fiducia. In Italia si crearo-
      no due opposte fazioni: i Ghibellini, favorevoli all’imperatore,
      e i Guelfi, dalla parte del papa. Il nuovo papa Innocenzo IV, in La deposizione e la
      un Concilio a Lione, dichiarò deposto l’imperatore che fu an- morte di Federico II
      che abbandonato da alcune forze ghibelline tra cui la città di
      Parma. Nel 1250, mentre si accingeva a un’altra campagna nel
      nord Italia, morì improvvisamente in Puglia.
      Gli Angioini e gli Aragonesi
      Il testamento di Federico designava erede della dignità impe-
      riale e del trono tedesco il figlio Corrado IV e suo vicario nel
      Regno di Sicilia il figlio naturale Manfredi. Questi contrastò le Da Manfredi
      mire del Papato sul Regno normanno e si mescolò alle lotte tra agli Angioini
      Comuni e fazioni cittadine (sostenne i Ghibellini di Firenze che
      col suo aiuto sconfissero i Guelfi a Montaperti). Il pontefice Cle-
      mente IV, preoccupato di un nuovo predominio svevo, offrì la
      corona del Regno di Sicilia a Carlo d’Angiò, fratello del re di
      Francia Luigi IX e signore di Provenza e di terre del Piemonte.
      Carlo batté Manfredi a Benevento (1266) e vani furono due an-
      ni dopo i tentativi di riconquista dell’ultimo degli Svevi, Corra-
      dino, figlio di Corrado IV, che, sedicenne, fu decapitato sulla
      piazza a Napoli. A Palermo scoppiò una rivolta (1282), i cosid-
      detti “Vespri siciliani”, appoggiata da tutta l’isola, che costrinse
      gli Angioini a fuggire. I ribelli chiesero aiuto a Pietro III d’Ara-
      gona, genero di Manfredi. Tra Angioini e Aragonesi scoppiò una
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