Page 94 - Storia della Russia
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Le relazioni internazionali: 1752-1763
Le turbolenze che seguirono la morte di Pietro non alterarono la posizione internazionale
della Russia, né ostacolarono la sua costante ascesa verso il ruolo di grande potenza. La
Russia era adesso ben inserita nei giochi di potere europei, mentre prima vi era stata
coinvolta solo in maniera marginale. In breve tempo fu strettamente legata anche alle reti
diplomatiche europee: mentre i sovrani moscoviti precedenti, salvo rare eccezioni, non
avevano avuto stabili rappresentanti all’estero, Pietro e i suoi successori inviarono
delegazioni diplomatiche, aprirono consolati e accolsero a San Pietroburgo ambasciatori di
altre potenze straniere. Pietro rese la Russia potenza regionale dominante nel nord, e con i
suoi successori, anche grazie alle vittorie nella Guerra dei sette anni, il paese assunse
sempre maggiore importanza, fino a divenire, nei decenni che precedettero la Rivoluzione
francese, una delle principali potenze territoriali europee.
La politica matrimoniale adottata dalla corte all’epoca di Pietro il Grande sottolinea lo
stato di «parvenu» della Russia nell’ambito delle relazioni internazionali. I sovrani
moscoviti avevano cercato di rado una moglie all’estero, e le figlie della casa regnante di
solito non si sposavano. Pietro, invece, si adeguò alla pratica internazionale delle alleanze
matrimoniali. Nel 1711, durante la sua visita in Francia, la maggior potenza dell’epoca, lo
zar offrì sua figlia Elisabetta in sposa al delfino, proposta rinnovata da Caterina I nel 1725:
la Russia sperava così di rimpiazzare la Svezia nel sistema di relazioni e alleanze
internazionali della Francia. Luigi XV sposò invece Maria Leszczyńska, figlia del
candidato al trono polacco appoggiato dagli svedesi. Per il figlio di Pietro, Alessio, e per
le sue figlie e nipoti il massimo che si riuscì a ottenere furono esponenti principeschi
minori di origine tedesca: nel 1711 Aleksej sposò una principessa di Wolfenbüttel, che non
fu costretta nemmeno a convertirsi all’ortodossia, e le fanciulle della casa reale divennero
le duchesse Anna Ioannovna di Curlandia, Ekaterina Ioannovna di Mecklenburgo e Anna
Petrovna di Holstein, con lo scopo di rafforzare l’influenza russa sulla costa meridionale
del Baltico. Elisabetta rimase nubile. Un altro segno del prestigio relativo di cui godeva la
Russia fu la questione del titolo imperiale: ci vollero decenni perché fosse universalmente
riconosciuto e fu al centro di inutili discussioni che guastarono parte dei rapporti
internazionali, soprattutto con la Francia.
Nel 1726 la Russia aderì al trattato ispano-austriaco di Vienna, che le garantiva aiuto
contro gli ottomani. Nonostante ulteriori negoziati, la Russia combatté contro la Francia
nella Guerra di successione polacca (1733-1735), cui seguì un conflitto a fianco
dell’Austria contro gli ottomani (1736-1739), grazie al quale, con il trattato di Belgrado, la
Russia riacquistò Azov. Sotto Elisabetta fu respinto un tentativo di vendetta da parte degli
svedesi, che fece guadagnare territori in Finlandia; poi il paese si prodigò per ottenere
alleanza e sostegno da Austria e Inghilterra, arrivando a inviare una spedizione militare sul
Reno nel 1748. Gli stretti rapporti con l’Austria complicarono le relazioni con la Francia
ma, dopo la «rivoluzione diplomatica» che preannunciò la Guerra dei sette anni (1756-
1763), la Russia si trovò in guerra con Francia e Austria contro la Prussia, sostenuta dagli
inglesi. Furono proprio la determinazione di Elisabetta e il peso della potenza russa a
sconfiggere il nemico e a fiaccare infine l’abile Federico II di Prussia. Nel 1760 la notizia
che la zarina era malata rese più cauti i generali russi, e la sua successiva morte nel 1761
salvò Federico dalla completa distruzione. Come Federico ben sapeva, il successore di