Page 78 - Storia della Russia
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come nel 1687 e nel 1689: i moscoviti non conoscevano ancora le tecniche d’assedio e
mancavano di capacità navale. Ma la reazione di Pietro fu radicale: la Moscovia riattaccò
l’anno successivo con nuove galee progettate dagli olandesi e con l’ausilio di esperti
austriaci in armi da fuoco, pagati tramite una tassazione straordinaria. Dopo aver respinto
la flotta turca, Pietro fece breccia nelle mura della fortezza e Azov si arrese. Dopo i
festeggiamenti trionfali per quella vittoria, che ricordarono più la Roma dei Cesari che la
Russia ortodossa, Pietro cominciò a pianificare una nuova città portuale sul sito di Azov
con il nome di Petropoli, progetto sostituito dalla creazione di San Pietroburgo e impedito
dalla riconquista turca di Azov. Da quell’avvenimento, tuttavia, emerse anche la necessità
di rinsaldare l’alleanza contro i turchi e di migliorare le conoscenze militari e navali.
Pietro partì alla volta dell’Europa occidentale.
Come la Polonia per Aleksej, la Grande Ambasciata del 1697-1698, soprattutto in
Olanda e in Inghilterra, si rivelò decisiva per il regno di Pietro. Motivi di interesse
commerciale gli meritarono ovunque una buona accoglienza. Il giovane zar, stravagante e
un po’ rozzo, alto più di due metri, che girava l’Europa in incognito, incuriosì i londinesi
almeno quanto l’Inghilterra incuriosì lui. Pietro capì che la campagna contro gli ottomani
non aveva futuro: le grandi potenze erano impegnate nella Guerra di successione spagnola.
Vide coi propri occhi la scienza e la tecnologia, la ricchezza e la varietà di cui aveva
sentito parlare nel quartiere straniero. Studiò l’architettura e l’amministrazione navale,
viaggiò con la flotta britannica, assoldò specialisti inglesi e olandesi e acquistò tutto ciò
che gli sarebbe potuto servire per seguire la stessa strada in patria. Al suo ritorno a Mosca,
con un gesto passato alla storia, tagliò personalmente la barba a tutti i cortigiani che erano
venuti a salutarlo, un modo per annunciare il suo radicale programma di cambiamento
culturale. Intanto, dato che le ostilità con gli ottomani si trovavano a uno stallo, Pietro
cominciò a riorganizzare l’esercito, reclutando ventisette nuovi reggimenti da addestrare
secondo i metodi europei. Pose inoltre le fondamenta di una nuova industria metallurgica
sugli Urali, dove le grandi riserve di minerali permettevano l’approvvigionamento in loco.
Fino ad allora le necessità metallurgiche russe venivano soddisfatte con l’importazione
dalla Svezia.
Le sue furono precauzioni indispensabili: nel 1698, sulla via del ritorno, Pietro aveva
stretto un’alleanza con Federico Augusto, grande elettore di Sassonia e re di Polonia,
contro la Svezia e il suo nuovo giovane re Carlo XII. Federico ambiva a ottenere la
Livonia, mentre Pietro desiderava riguadagnare l’accesso al mare, e al resto del mondo,
attraverso il Baltico, perso un secolo prima a Stolbovo. L’alleanza già conclusa con il
Brandeburgo (1697) venne ora rafforzata da trattati con Polonia e Danimarca, e non
appena fu stipulata la Pace di Costantinopoli con gli ottomani nel 1700, Pietro e il suo
nuovo esercito mai sceso in guerra prima mossero, non provocati, contro la Svezia.