Page 77 - Storia della Russia
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La Russia di Pietro
L’apprendistato di Pietro I
Aleksej morì relativamente giovane, nel 1676, e anche il suo successore, Fëdor
Alekseevič, figlio di primo letto, non visse a lungo. La morte di Fëdor, senza figli, nel
1682 causò una crisi di successione, e la lotta per il potere tra le famiglie delle due mogli
si risolse solo con la nomina, sotto reggenza, di due giovani zar: il fratello di Fëdor, Ivan,
di salute cagionevole e ritardato, e il suo intelligente fratellastro minore Pietro, di nove
anni, figlio della seconda moglie di Aleksej. Ebbe ruolo di reggente Sofia, sorella di Ivan.
Pietro (Pëtr, Pietro I, detto il Grande, 1682-1725) passò i successivi anni (1682-1689)
lontano dalle questioni ufficiali e dalla tradizionale vita di corte. Questo periodo fu
cruciale per il suo sviluppo: ricevette un’educazione formale alquanto irregolare, ma fu
libero di vivere come preferiva. Abbandonò presto gli abiti moscoviti per indossare vestiti
stranieri e cominciò ad andare in giro rasato. La sua passione per l’arte della guerra fu
coltivata attraverso i reggimenti «giocattolo» o «ludici» con veri ufficiali stranieri nei
quali arruolava i suoi compagni di gioco; più tardi questi diventeranno i reggimenti scelti
delle Guardie Preobraženskij e Semënovskij. In una rimessa di campagna trovò una
piccola barca inglese e rimase incantato quando un marinaio olandese gli insegnò a farla
veleggiare. Nacque così l’amore di Pietro per tutto ciò che aveva a che fare con la
navigazione, e questa sua passione si espresse in seguito nella creazione di una flotta
potente. L’utilità pratica degli stranieri portò Pietro a frequentare regolarmente il quartiere
tedesco, in particolar modo dopo la morte, nel 1690, del patriarca Ioachim, ferocemente
xenofobo. Il futuro zar iniziò anche a darsi alle più sfrenate gozzoviglie: a questo periodo
risale, infatti, la sua bizzarra Assemblea dei pazzi, ubriachi e motteggiatori, teatro di feste
sregolate e sovvertimenti carnevaleschi delle autorità, paragonabile ai club Hellfire
dell’Inghilterra dell’epoca, un divertimento che mantenne e frequentò per tutta la vita. In
quel quartiere Pietro imparò anche a ballare, a tirare di scherma e a parlare olandese,
l’unica lingua straniera che conobbe; apprese inoltre la tolleranza delle diversità religiose,
un tratto distintivo dei suoi futuri rapporti con gli stranieri; e sviluppò, anche se in maniera
meno evidente, una mentalità imprenditoriale, razionalistica e pluralista, sempre aperta a
nuovi orizzonti. E lì conobbe anche l’amore, che ebbe il volto di Anna Mons, figlia di un
mercante straniero di vini; nel 1689, però, per convenzione, prese in moglie Evdokija
Lopuchina, una giovane appartenente a una famiglia della piccola nobiltà, educata in
modo tradizionale. Ebbero due figli, ma siccome Pietro non riuscì a trovare con lei
nessuna affinità, la costrinse in seguito a farsi monaca.
Nel 1689 uno scontro tra Pietro e Sofia mise fine al governo di quest’ultima. La
reggenza di Sofia rappresentò un avvenimento importante nella storia della monarchia
russa: dai tempi di Ol’ga nella Kiev del X secolo, nessun’altra donna aveva detenuto il
potere nelle terre degli slavi orientali; inoltre, Sofia inaugurò un «secolo al femminile»,
unico per la casa regnante russa. Tra il 1682 e il 1796 ci furono dodici monarchi e
reggenti, di cui sette donne, al potere per 79 su 114 anni.
Nel 1695, un anno prima che la morte di Ivan lo rendesse l’unico sovrano, Pietro entrò
in contatto con la dura realtà della vita in un’importante azione militare, intrapresa
nuovamente a favore della Lega Santa. Questa volta, però, l’obiettivo non era
l’incrollabile Crimea, ma una fortezza turca sul Mare di Azov. Il risultato fu un disastro,