Page 49 - Storia della Russia
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lo stesso si può dire di altre società del tempo. Ma il funzionamento del sistema politico
        moscovita dipendeva essenzialmente dall’accordo e dalla cooperazione tra il principe e
        l’élite al potere. Quest’ultima accettava l’autorità principesca come un diritto divino, ma
        anche  come  fonte  del  suo  rango  e  del  benessere  di  cui  godeva;  le  famiglie  nobili
        preferivano rivaleggiare tra loro per ottenere un «posto» migliore a corte, piuttosto che
        competere con il sovrano o esigere nuovi diritti. La Moscovia non produsse nulla di simile
        alla  Magna  Charta.  Aveva  un  suo  particolare  concetto  dell’onore,  basato  sulla  famiglia
        allargata o clan, che definiva il rango e gli obblighi dell’élite e rappresentò un elemento di
        grande integrazione sociale. L’espressione retorica «schiavo del sovrano» è più vicina a
        quella di «vostro umile servo» che al reale concetto di schiavitù (a Mosca la schiavitù

        dell’élite  secondo  il  modello  turco  non  si  sviluppò  mai).  Dal  canto  suo  il  principe  era
        tenuto ad ascoltare i suoi servitori e a distribuire equamente tra loro ricchezze e potere.
        Come  dimostrò  il  caso  di  Patrikeev,  anche  una  famiglia  potentissima  poteva  cadere  in
        disgrazia: nel 1499 il principe boiaro Ivan Patrikeev, il più importante cortigiano di Ivan
        III, fu arrestato e tonsurato, i suoi figli imprigionati, tutto per ristabilire l’equilibrio. Ma la
        supremazia «patrimoniale» del gran principe non riuscì a regolamentare la distribuzione e
        l’uso  arbitrario  della  proprietà:  i  gran  principi  avevano  il  potere  di  confiscare  i
        possedimenti  e  lo  esercitavano  in  caso  di  tradimento  e  insubordinazione,  ma
        tradizionalmente  riconoscevano  i  diritti  di  votčina  dei  loro  servitori  e,  almeno  fino  al
        regno  di  Ivan  IV,  clan  maggiori  e  minori  mantennero  una  relativa  indipendenza  nella
        gestione del proprio patrimonio. Il potere principesco era limitato, in teoria dalla giustizia
        divina e dalla consuetudine, in pratica dalla necessità di collaborare con l’élite. Col tempo
        nacquero  anche  strutture  collettive  –  le  comunità  locali,  le  loro  corti,  lo  zemskij sobor
        (Assemblea  della  terra),  quest’ultimo  nel  1549  –  che  concedevano  una  certa  libertà
        d’azione a livello locale e davano voce a interessi particolari. È stata sottolineata anche
        l’importanza  dell’elemento  personale  (degli  individui  come  dei  clan):  all’interno  della

        struttura politica che si sviluppò nel periodo moscovita e perdurò in seguito, il potere fu in
        mano più alle persone che alle istituzioni.
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