Page 51 - Storia della Russia
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di risolvere il problema dell’anarchia dei boiari e del governo della società grazie al potere
assoluto del sovrano e una severità esemplare. Ivan IV praticherà e svilupperà entrambe le
posizioni, finendo per considerarsi responsabile solo di fronte a Dio e distinguendo fra la
propria natura mortale di peccatore e il potere del sovrano, voluto dal Signore, che non
doveva rendere conto a nessuna autorità terrena.
Poco dopo l’incoronazione Ivan rinsaldò il proprio ruolo di zar sposandosi, come da
tradizione. Prese in moglie Anastasija Romanova, della famiglia aristocratica Jur’ev-
Zachar’in, che divenne la più importante a corte. Nei primi anni del suo regno, Ivan si
circondò di consiglieri riformatori, e non sempre aristocratici, tra cui il metropolita. Al
contempo trovò altre vie per comunicare con l’élite. Le sue riunioni con laici e membri
anziani del clero fin dal 1549 portarono alla nascita di una nuova istituzione, cui gli storici
hanno dato in seguito il nome di zemskij sobor, Assemblea della terra (con «terra» si
intendevano le comunità che l’abitavano). Sebbene non fosse realmente rappresentativa,
non possedesse poteri propri e si riunisse a intervalli irregolari, e solo per volontà del
principe, questa assemblea consultiva aveva qualche somiglianza con gli stati generali di
altri paesi europei e rappresentava per lo zar una preziosa cassa di risonanza tramite cui
ottenere sostegno e risorse. Gli zemskie sobory continuarono a riunirsi fino alla fine del
XVII secolo. Contemporaneamente lo zar e i suoi consiglieri si dedicarono alla questione
della Chiesa, convocando nel 1551 un concilio, noto come i «Cento capitoli» (Stoglav),
per discutere del governo della Chiesa e del suo rapporto con la corona e per confermarne
l’insegnamento.
Ivan e i suoi consiglieri usarono questi meccanismi per un’ambiziosa politica interna
che mirava a ristrutturare l’amministrazione centrale, oltre che locale, e a perfezionare la
mobilitazione delle truppe. A queste riforme amministrative dello zar si è dato il nome di
«rivoluzione burocratica», espressione impiegata anche da Geoffrey Elton per le politiche
dei Tudor nella contemporanea Inghilterra. Nel XVI secolo, dalla struttura amministrativa
della corte moscovita nacquero diversi organi separati di governo e di amministrazione
statale. La tendenza verso un potere centralizzato superò sia la residua frammentazione
territoriale dovuta al sistema degli appannaggi sia le differenze legislative tra le varie
regioni cadute sotto il dominio dei gran principi. (Nel nord della Russia, ad esempio, i
territori erano governati da comunità in gran parte autonome; Smolensk e altre città
occidentali si avvalevano della giurisprudenza lituana.) Le riforme attuate da Ivan tra la
fine degli anni Quaranta e gli anni Sessanta del Cinquecento completarono la creazione di
un sistema amministrativo centralizzato efficiente, fondato su dipartimenti governativi, o
«cancellerie» (prikazy), il cui personale era formato da impiegati statali e professionali, i
successori dei funzionari della corte e del Consiglio dei boiari. Inoltre, nel 1550 fu
promulgato un nuovo codice (Sudebnik) che chiariva le procedure amministrative. Ivan
cercò, sebbene con minor successo, di promuovere anche quei cambiamenti
nell’amministrazione locale cui si era dato inizio negli anni Trenta: a tale scopo limitò il
kormlenie e istituì uffici amministrativi locali dotati di una certa autonomia, soprattutto
per la riscossione delle tasse. Ma all’inizio i nuovi dipartimenti centrali erano male
organizzati, a volte con giurisdizioni che si sovrapponevano e riuscivano a malapena a
soddisfare le necessità amministrative di base; inoltre, tra gli uffici centrali e le zone da
amministrare mancavano legami istituzionali efficienti. Il sistema garantiva comunque le
principali funzioni di governo, in particolare l’organizzazione delle finanze e del servizio