Page 50 - Storia della Russia
P. 50
Ivan IV
I primi anni
Con il regno di Ivan IV il Terribile (1533-1584; groznyj significa «terribile», ma fa
riferimento a un «timore reverenziale», una maestà che incute rispetto) emersero in modo
evidente i problemi ideologici e politici del nascente stato moscovita. Ivan fu uno dei
sovrani russi più enigmatici, la sua personalità e le sue azioni hanno suscitato le
interpretazioni più disparate, da un lato per la loro stranezza e radicalità, dall’altro per la
frammentarietà e l’incoerenza delle fonti tramandate. Lo si è considerato il simbolo della
tirannia dispotica, un degno antenato di Stalin, un sadico analfabeta o semplicemente un
pazzo, oppure al contrario un intellettuale sul trono, un «principe rinascimentale»,
paragonabile ad altri sovrani europei del XVI secolo, in particolare a Enrico VIII
d’Inghilterra.
Primogenito del secondo matrimonio di Vasilij III, Ivan salì al trono nel 1533 all’età di
tre anni. Questa situazione destabilizzò l’equilibrio politico appena raggiunto e fece
scoppiare in tutta la loro violenza quelle tensioni tra l’élite che il mestničestvo aveva il
compito di allentare. Fino a quando Ivan non raggiunse la maggiore età nel 1547, i
principali clan boiari lottarono brutalmente per il predominio, coinvolgendo nei loro
scontri anche i capi della Chiesa. In prima linea c’erano le famiglie Šujskij (discendenti
dalla linea rjurikide di Suzdal’), Glinskij (della madre di Ivan, Elena, lituana) e Belskij
(anch’essi originari della Lituania). Gli anni della minorità di Ivan furono un’epoca di
insicurezza e il suo regno cominciò sotto cattivi auspici: alcuni incendi a Mosca
scatenarono rivolte in cui fu linciato un suo zio. Nella vita di questo zar sicurezza e fedeltà
sarebbero state questioni cruciali.
A sedici anni Ivan diventò maggiorenne e rivendicò i suoi diritti. Nel gennaio del 1547,
con una splendida cerimonia che richiamava i riti bizantini, il metropolita Makarij lo
incoronò gran principe e zar di tutta la Rus’. L’incoronazione aveva un unico precedente –
la maggior parte dei principi era stata incoronata senza cerimonie – e il nuovo titolo
conferiva implicitamente la stessa dignità dei sovrani bizantini e mongoli. Il cerimoniale
rispecchiava il crescente potere dello stato moscovita e le rivendicazioni della Chiesa. Il
metropolita Makarij, vicino a Ivan fin dall’epoca del suo insediamento nel 1542, lo istruì
sulle sue prerogative e sui suoi doveri e durante il regno di Ivan IV furono compilate
nuove opere ecclesiastiche di arte e letteratura per glorificare il lignaggio e la santità
concessa da Dio alla casata di Ivan. I legami con Kiev e il ruolo del sovrano come
protettore dell’ortodossia furono messi in risalto creando nuovi santi, tra cui alcuni
principi rjurikidi come Aleksandr Nevskij, e la Chiesa sempre più spesso dipinse le
relazioni con i khanati tatari, in particolare con Kazan’, come una crociata ortodossa
contro gli infedeli. Makarij dimostrò di avere una visione teocratica dello stato, basata
sulle dottrine e sui miti creati dai suoi predecessori: lo zar era il rappresentante e il
servitore di Dio sulla terra e, come tale, investito di un potere politico assoluto e
insindacabile, che doveva, però, usare con virtù e saggezza. In questo modo la persona e
l’autorità del sovrano divennero inviolabili: il regno di Ivan segna l’ultima fase della
sacralizzazione della monarchia russa. Una concezione diversa, ma complementare, della
sovranità venne da Ivan Peresvetov, un nobile di rango minore che aveva servito l’impero
ottomano. Peresvetov, oltre a sottolineare le virtù dell’ordinamento militare turco, propose