Page 42 - Storia della Russia
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confiscati all’élite esiliata di Novgorod nel 1478 costituirono una riserva che Ivan III
distribuì tra i servitori di Mosca come terreni di pomest’e, cui avevano diritto in base al
servizio reso. Diversamente dalla votčina delle grandi famiglie (terre ereditarie all’interno
di un clan), i terreni di pomest’e erano dati specificamente per consentire di adempiere al
servizio. Il titolo del servitore dipendeva dal rango; le dimensioni delle proprietà che
riceveva, dalla disponibilità di adeguati possedimenti liberi. Il pomest’e era ereditario ma,
se in quella famiglia venivano a mancare nuovi servitori, lo si poteva revocare; era un
reddito di base per il sostentamento e i bisogni del funzionario, cui si aggiungeva un
pagamento in denaro; i contadini che lavoravano le sue terre erano sotto la sua
giurisdizione e gli pagavano tributi, in cambio di protezione e giustizia. La grande
distribuzione delle terre di Novgorod da parte di Ivan è considerata l’inizio di un uso
sistematico di questa pratica, che prese il nome di «prima rivoluzione amministrativa
moscovita» e pose le basi per una struttura organizzata e centralizzata del servizio. Una
volta garantita la sussistenza dei servitori, l’obbligo del servizio militare fu esteso a un
maggior numero di persone: i ranghi minori, compresi i servitori provinciali noti come
deti bojarskie (letteralmente «figli dei boiari»), entrarono fra quanti erano obbligati a
combattere per il principe. A differenza dei possedimenti di votčina, in genere le terre di
pomest’e erano piccole, ma nel corso del secolo successivo diedero vita a una «classe
media di servizio» che cominciò a differenziarsi sempre più dalla massa della popolazione
e sviluppò una mentalità da élite: tutti i servitori erano membri delle classi più alte e
privilegiate della società moscovita.
La pratica di assegnare terreni a servitori, diffusa in Asia nel sistema mongolo e
islamico degli incarichi detto iqta e nel timar turco, era stata concepita per mantenere
forze militari garantendo al contempo l’amministrazione dei territori appena conquistati.
(La questione di una possibile influenza mongola sullo sviluppo delle istituzioni
moscovite nel loro complesso è stata a lungo dibattuta.) Ma l’iqta presupponeva una forza
lavoro contadina stabile e stanziale, mentre i contadini della Rus’ e della Moscovia
praticavano un’agricoltura basata sulla tecnica «taglia e brucia», che richiedeva di passare
a nuovi terreni una volta che le radure esistenti si rendevano incoltivabili. Così, siccome la
mobilità contadina rappresentava un potenziale problema per il pomeščik (il possessore di
un pomest’e), già nel 1497 la legislazione moscovita (Sudebnik) limitò il diritto dei
lavoratori agricoli a lasciare le loro terre. Tuttavia, il sistema del pomest’e si diffuse
rapidamente, diventando la struttura fondamentale della società russa fino al XVIII secolo.