Page 40 - Storia della Russia
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Consolidato definitivamente il suo potere sugli antichi principati della Rus’, Mosca
dovette fronteggiare rivali e nemici esterni, soprattutto la Lituania e i khanati tatari. Con la
Lituania, la maggior potenza della regione durante il declino dell’Orda, Mosca gestì con
successo le relazioni a seconda delle circostanze. Ci furono trattati e alleanze (nel 1494
Ivan III diede addirittura in moglie sua figlia ad Alessandro di Lituania, che riconobbe il
suo recente titolo di «signore [gosudar’] di tutta la Russia»), ma non mancarono periodi di
conflitto e ostilità: nel 1500 Ivan dichiarò guerra al genero col pretesto di difendere la
religione ortodossa della figlia. Questi scontri, che coinvolsero anche la Livonia e la
Svezia, si conclusero nel 1503 con una vantaggiosa tregua decennale. Nel 1517, e
nuovamente nel 1526, l’imperatore del Sacro Romano Impero, Massimiliano, che si era
alleato con Vasilij III, cercò una mediazione tra Mosca e la Lituania. (L’ambasciatore
dell’impero Sigmund von Herberstein, sloveno di nascita, scrisse uno dei primi resoconti
europei sulla Moscovia, i Rerum moscoviticarum commentarii [1549], una descrizione
dettagliata che influenzò l’immagine europea del paese per gli anni a venire.) La
mediazione acquietò solo temporaneamente la rivalità tra le due potenze confinanti:
l’equilibrio si spostò gradualmente in favore della Moscovia e la questione si risolse del
tutto solo nel XVIII secolo.
I rapporti con i khanati seguirono un andamento simile. In termini di potere reale lo
scontro sull’Ugra non fu più decisivo della battaglia di Kulikovo, avvenuta cento anni
prima: Ivan si era già ritagliato una certa indipendenza e dal 1480 pagava un tributo al
khan della Grande Orda a intervalli molto lunghi, solo come semplice atto simbolico. Ma
Mosca era strettamente legata alla politica della steppa postmongola. Tra gli stati formatisi
dopo la caduta dell’Orda, il più potente era la Crimea, il più vicino il khanato di Kazan’.
La Crimea fu al tempo stesso un valido alleato e un pericoloso nemico. Per la maggior
parte del suo regno, Ivan III mantenne relazioni amichevoli con il khan per
controbilanciare il potere lituano, ma la Crimea, una volta annessa la Grande Orda nel
1502, rivendicò legittimamente l’eredità di Saraj e cominciò a pretendere i tributi da
Mosca. Le ingerenze di Vasilij III nella politica di Kazan’, inoltre, infastidirono la Crimea
che rimase ostile per quasi tutto il XVI secolo, rendendo la difesa del confine meridionale
della Moscovia una delle maggiori preoccupazioni militari per lo stato. Nel 1523 il khan di
Crimea si dichiarò vassallo del sultano ottomano, avvicinando così il temibile potere turco
al teatro della politica delle steppe: l’esercito della Crimea che invase la Moscovia nel
1541 era formato anche da giannizzeri e cannonieri ottomani. Kazan’, invece,
rappresentava un obiettivo più facile. Mosca, che già partecipava alle rivalità interne fra
l’élite di Kazan’, cercando di influenzare l’elezione dei khan, tramutò il khanato di
Kasimov nell’avanguardia dell’influenza moscovita, uno dei primi esempi della futura
tattica russa di sovvertimento e conciliazione delle élite nei territori che desiderava
annettersi. Nei primi decenni del XVI secolo l’influenza della corte moscovita sulla
politica di Kazan’ continuò a crescere.