Page 38 - Storia della Russia
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una vittoria clamorosa che diede enorme prestigio a Dmitrij, valendogli il soprannome di
        «Donskoj» (del Don). Tuttavia, la battaglia non ottenne grandi risultati pratici: il cingiside
        Toqtamish (Tochtamyš), preso in mano il potere, ripristinò l’autorità mongola e nel 1382
        Dmitrij non poté impedirgli il saccheggio di Mosca. Ma Kulikovo aveva infranto il mito
        dell’invincibilità  mongola,  mostrato  che  l’equilibrio  fra  le  forze  stava  mutando  e
        consolidato  anche  la  posizione  dei  Daniiloviči  come  ramo  dominante  dei  rjurikidi.
        Tuttavia il potere mongolo rimaneva stabile, capace di affermare la sua supremazia e di
        imporre e riscuotere tributi, tanto che nel 1408, quando Vasilij I Dmitrievič (1389-1425) si
        rifiutò di pagare, le truppe mongole assediarono di nuovo Mosca. Ma da lì a pochi decenni
        il khanato Kipčak si frantumò definitivamente in una serie di stati indipendenti, tra cui la

        Rus’, e la popolazione tatara si divise nei khanati di Crimea (1430), di Kazan’ sul medio
        Volga  (1436),  di  Astrachan’  alla  sua  foce  (1466)  e  di  Sibir’  oltre  gli  Urali.  Al  posto
        dell’Orda d’Oro rimase la cosiddetta Grande Orda, che continuò la sua esistenza nomade
        nelle steppe, orbitando intorno a Saraj, fino al 1502 quando venne conquistata e annessa
        alla Crimea, il più potente e longevo dei khanati.

           Col declino del dominio mongolo, la stabilità familiare che aveva favorito i Daniiloviči
        venne  a  mancare.  Libero  dalla  minaccia  di  altri  pretendenti,  Dmitrij  Donskoj  aveva
        istituito  a  Mosca  un  sistema  di  discendenza  verticale.  Nel  1431,  però,  il  titolo  del  suo
        giovane nipote, Vasilij II (1425-1462), fu rivendicato da uno zio. Ne seguirono anni di
        guerra civile e di alterne fortune tra i Daniiloviči, i loro alleati e rivali, interni ed esterni,
        lotte paragonabili alla quasi contemporanea Guerra delle due rose in Inghilterra. Durante
        questi  scontri  Vasilij  II  venne  catturato  e  accecato,  ma  negli  anni  Cinquanta  del
        Quattrocento alla fine risultò vincitore, e nel corso di questo processo gli equilibri politici
        cambiarono: Mosca radunò attorno a sé altri principati e il suo dominio sulla Rus’ divenne
        indiscutibile, come il diritto ereditario dei suoi principi. La successione verticale diventò

        la norma e i principi prima indipendenti si trasformarono in servitori di Mosca. Nelle sue
        guerre Vasilij fece largo uso di truppe tatare e nel 1452 conferì a Kasim, fratello del khan
        di Kazan’, l’appannaggio o «khanato» di Kasimov sul fiume Oka: era la prima importante
        concessione di un principe russo a un servitore tataro.

           Alla morte di Vasilij nel 1462 gli succedette il figlio Ivan, che già aiutava il padre cieco
        a governare. Sotto Ivan III (il Grande, 1462-1505) e Vasilij III (1505-1533), suo figlio,
        Mosca completò la formazione di quello che sarebbe diventato lo stato moscovita. Nella
        sua  investitura  a  gran  principe,  Ivan  ignorò  l’autorità  di  Saraj,  respinse  due  spedizioni
        punitive  mongole  e  nel  1480,  di  fronte  alla  richiesta  di  tributo,  rifiutò  ufficialmente  la
        sovranità  mongola.  I  suoi  avversari  si  allearono  con  la  Lituania,  mentre  Ivan  cercò
        l’appoggio del khan di Crimea. I due eserciti si incontrarono sulle rive opposte del fiume
        Ugra, un affluente dell’Oka. I lituani disertarono il campo e i mongoli, non riuscendo a
        guadare il fiume, si ritirarono: il «confronto sull’Ugra» segna tradizionalmente la fine del
        «giogo tataro».
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