Page 36 - Storia della Russia
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Il principato di Mosca

        L’ascesa di Mosca

        Tra il 1300 e il 1550 Mosca, prima principato minore, divenne la sede dello zar di tutta la
        Russia. Piccola città di tarda fondazione del principato di Vladimir-Suzdal’ e sede di un
        ramo cadetto della dinastia rjurikide, Mosca non sembrava affatto destinata a dominare
        sugli altri principati della Rus’. Sulle ragioni di questa sorprendente ascesa si è dibattuto a

        lungo,  stabilendo  che  un  fattore  determinante  fu  certamente  la  capacità  dei  principi  di
        Mosca di ottenere il sostegno dei khan. Il favore dei mongoli dipendeva dalla lealtà, dal
        contributo attivo ai loro interessi e dal regolare pagamento di tributi e doni. In questo i
        Daniiloviči furono molto abili: Ivan I (detto Kalita, «Borsa di denaro»)  fu incaricato di
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        riscuotere  i  tributi  della  Rus’,  compito  che  prima  svolgevano  ufficiali  mongoli.  Il
        principato  di  Mosca  seppe  sfruttare  il  favore  del  khan  a  dispetto  dei  suoi  rivali,  in
        particolare i principi di Tver’ che, durante la dominazione mongola, avevano accresciuto
        costantemente  il  loro  potere;  questi  ultimi,  inoltre,  da  un  punto  di  vista  dinastico,
        godevano di maggior legittimità per rivendicare il trono di gran principe. I conflitti e le
        rivalità  tra  i  due  principati  durarono  fino  al  XV  secolo.  I  Daniiloviči  riuscirono  ad
        allargare il loro territorio tramite matrimoni ed eredità, l’acquisto di terre e l’intervento
        militare diretto. Aiutati da alcune morti provvidenziali all’interno della famiglia, evitarono

        a lungo lotte intestine e divisioni, che straziavano altre casate a causa di rivendicazioni
        patrimoniali da parte di alcune linee collaterali e della distribuzione degli appannaggi ai
        figli.  Un’abile  politica  matrimoniale,  che  creò  legami  di  sangue  con  alleati  e  rivali,
        permise loro di ampliare i possedimenti e di assicurarsi appoggio e supporto in caso di
        necessità.  Furono  avvantaggiati  anche  da  un  punto  di  vista  geografico:  la  posizione  di
        Mosca era più favorevole alle comunicazioni e al commercio e più protetta dagli attacchi
        esterni  rispetto  a  quella  di  molte  sue  rivali  (anche  se  non  tutte).  Inoltre  i  principi
        Daniiloviči  amministrarono  attentamente  le  proprie  risorse,  attirando  nuovi  servitori  e
        nuova popolazione da altre zone.

           Anche la Chiesa diede il suo sostegno. La sede del metropolita di Rus’ fu trasferita a
        Mosca nel 1326, quando il metropolita Pëtr (Pietro) spostò qui la sua residenza (i principi
        di Mosca avevano appoggiato la sua candidatura in una controversa elezione); alla sua
        morte Pëtr fu seppellito a Mosca e canonizzato, e la sua tomba divenne un tempio che
        conferì grande prestigio ai moscoviti. Da allora tutti i metropoliti risiedettero nella città.
        Lo stretto legame tra Chiesa ortodossa e potere principesco, vantaggioso soprattutto per
        Mosca,  si  rafforzò  ulteriormente  quando  nel  1448  la  prima  divenne  a  tutti  gli  effetti

        autocefala.  Nel  1439  Costantinopoli  e  Roma  avevano  concluso  l’Unione  di  Firenze,  in
        base alla quale la Chiesa ortodossa orientale riconosceva l’autorità papale. Ma il Concilio
        della Chiesa russa rifiutò l’Unione e ripudiò Isidoro, il metropolita di Mosca che l’aveva
        sottoscritta. Ne seguì un sinodo che elesse un nuovo metropolita indipendentemente da
        Costantinopoli.  Cinque  anni  più  tardi,  la  caduta  di  Bisanzio  per  mano  dei  turchi  fu
        interpretata come una punizione divina. Mosca rimase la sola depositaria e fautrice della
        «vera» fede ortodossa.

        Tabella 2 I sovrani Daniiloviči della Moscovia
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