Page 39 - Storia della Russia
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Il consolidamento dello stato moscovita e la caduta di Novgorod
Sotto Vasilij II e Ivan III il territorio controllato da Mosca aumentò di oltre il triplo,
arrivando a coprire più di un milione di km2, grazie all’asservimento e all’annessione dei
principati rivali. Gli appannaggi i cui governanti avevano osteggiato Mosca furono aboliti
e i loro sudditi assimilati; gli altri principati mantennero un’indipendenza formale, ma la
loro amministrazione e le loro risorse erano ormai sotto il controllo di Mosca. Il principato
di Tver’, il maggiore rivale russo di Mosca, riconobbe la superiorità moscovita, ma fu
definitivamente sconfitto nel 1485, quando Ivan scoprì che aveva stretto con la Lituania
un’alleanza segreta contro di lui.
Anche Novgorod cadde vittima della potenza di Mosca. Collegata alle reti commerciali
internazionali grazie alla sua posizione su un fiume che si immetteva nel Baltico orientale,
oltre a godere di contatti con la Scandinavia, Novgorod era il deposito più orientale della
Lega anseatica. Da lì passava la moneta d’argento con cui si pagavano i tributi per il khan,
e una certa prosperità economica le aveva permesso di creare nel nord un impero enorme
che si estendeva dal Mar Bianco agli Urali. Novgorod era una città cosmopolita con
quartieri residenziali e commerciali per i mercanti stranieri e una cultura altamente
alfabetizzata che faceva largo uso della scrittura su tavolette di corteccia di betulla,
ritrovate dagli archeologi in grande quantità. Le navi dei commercianti stranieri portavano
idee e tendenze eterodosse, come quelle razionaliste degli strigol’niki («rasati»),
condannati come eretici all’inizio del XV secolo. L’eterodossia continuò a diffondersi:
alcuni decenni dopo, negli anni Settanta del Quattrocento, un altro grande movimento
eretico di Novgorod, i «giudaizzanti», negò la divinità di Cristo e il potere temporale della
Chiesa. Essi accusarono di simonia l’arcivescovo di Novgorod, Gennadij, spingendolo ad
avviare una traduzione di testi, fra cui la prima traduzione completa della Bibbia in lingua
slava (1499), e a introdurre alcune pratiche dell’Inquisizione per combattere l’eresia. La
vitalità politica di Novgorod si rispecchiava, quindi, nella sua ricca cultura e, grazie alla
sua prosperità economica, la città poté adottare una linea di governo indipendente dai
principi rjurikidi. Sotto i boiari e i capi eletti, il suo veče era un reale strumento di potere,
mentre la sua posizione geografica la autorizzava (o la obbligava) a cercare un equilibrio
tra le potenze occidentali, in particolare la Lituania, e i centri di potere della Rus’. Eppure,
nonostante le sue possibilità economiche, Novgorod non riuscì a sviluppare una forza
militare capace di opporsi all’ascesa di Mosca, e nel 1471, come avrebbe fatto Tver’
quattordici anni dopo, provocò l’ira di Ivan, firmando un trattato con la Lituania. Ivan
mosse contro Novgorod; nel 1475 la città si ribellò di nuovo senza successo, fino alla
sconfitta definitiva, datata 1478, che portò all’esilio di aristocratici, mercanti e molte
famiglie influenti. I moscoviti rimossero simbolicamente la campana del veče. Le terre
degli esiliati furono spartite tra i funzionari della Moscovia, indebolendo così l’élite di
Novgorod, i cui elementi ostili furono sostituiti con uomini nuovi fedeli a Ivan. Nel 1495,
dopo aver deviato il commercio estero verso Narva in Livonia, Ivan espulse i
commercianti stranieri anseatici e confiscò i loro magazzini. Da lì a breve anche Pskov,
città sorella, anche se più piccola, di Novgorod, con una struttura politica simile, perse la
sua indipendenza e nel 1510 fu annessa da Vasilij III. Fu così che in Russia scomparve la
città-stato oligarchico-repubblicana come alternativa al potere centralizzato «autocratico».
Più tardi, all’epoca della Russia imperiale, l’immagine idealizzata di Novgorod e del suo
veče divennero simboli di perduta libertà.