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L’immaginario DOSSIER
dell’uomo medievale
’ uomo medievale – cavaliere, ecclesiastico, o contadino che fosse – viveva all’interno di spazi Quale immagine
L e tempi dai confini imprecisati, in cui le distanze o le epoche erano avvertite in modo confu- del mondo avevano
so. Nella geografia medievale accanto alle terre popolate figuravano anche il paradiso terrestre e
gli uomini del
l’inferno [®DOC1].
In tale prospettiva, il contatto tra la realtà terrena e quella celeste era garantito dalle reliquie, i resti Medioevo?
terreni della vita dei santi e di Gesù. Il possesso di una reliquia era per una comunità o una chiesa
un requisito quasi indispensabile, dal momento che il prestigio della reliquia si rifletteva sul luogo Come
che la ospitava [®DOC2]. interpretavano
Il culto dei santi era a tal punto radicato tra gli strati popolari da sfiorare forme di idolatria pagana: la realtà in cui
in Francia, ad esempio, un cane ucciso dal suo padrone dopo aver salvato il figlio di questi, era ve- vivevano?
nerato dai contadini del luogo come un martire [®DOC3].
L’immaginario popolare medievale si nutriva soprattutto dei prodigi e delle meraviglie operate dai
miracoli: chiunque si rifiutasse di credere alla resurrezione di un animale a opera di santa Fede ve-
niva considerato empio ed eretico, nonché cieco di fronte all’evidenza [®DOC4].
Era credenza comune che il tempo appartenesse a Dio e gli uomini che se ne appropriavano com-
mettevano un sacrilegio:per esempio,gli usurai che chiedevano gli interessi sul danaro prestato non
solo approfittavano delle disgrazie altrui, ma speculavano sul tempo; ciò li rendeva oggetto di con-
danne morali da parte della Chiesa [®DOC5].
Anche i fenomeni della natura venivano interpretati dagli uomini del tempo come messaggi inviati
da Dio. Ad esempio, il passaggio della cometa di Halley, nel 989, venne percepito come foriero di
eventi straordinari e terribili [®DOC6]. Questa visione timorosa e superstiziosa della realtà natu-
rale conferma il sentimento precario dell’esistenza e il pessimismo generale presente nella cultura
dell’epoca: la fine del mondo, infatti, era sentita come vicina [®DOC7].
La stessa concezione della realtà sociale si ispirava alla Trinità divina:il vescovo Adalberone di Laon,
all’inizio dell’XI sec., descrisse la società dell’epoca divisa in tre ordini, gli oratores, i bellatores, i la-
boratores [®DOC8].
Lo spazio fantastico
Brandano è il nome di un monaco irlandese che sarebbe vissuto nel VI secolo e le cui gesta leg-
gendarie sono raccontate in un testo, la Navigazione di san Brandano, scritto in Lorena nel X se-
colo. L’opera fu accompagnata da una fortuna enorme per tutto il Medioevo.
La Navigazione narra del viaggio verso Occidente di un gruppo di monaci, attraverso mari scono-
sciuti e pericolosi: un viaggio che tocca alcuni fra i luoghi più tipici dell’immaginazione medievale,
che sfiora l’inferno e approda infine a una terra che è insieme il cristiano paradiso terrestre e le isole
beate della geografia fantastica pagana. L’atteggiamento di chi scriveva non poneva alcuna cesura
tra lo spazio realmente abitato e vissuto e lo spazio irraggiungibile del mondo invisibile.
Da un volgarizzamento toscano trecentesco leggiamo i passi che raccontano l’approssimarsi del-
le isole infernali.
DOC1
Da La navigazione di san Brandano, a c. di M.A. Grignani, quilone eglino viddono una isola la quale
1
Milano 1975, pp. 155 sgg.
era tutta piena di pietre grandi ed era mol- 1. Cioè verso nord.
to una sozza isola e non v’è albori né foglie 2. Alberi.
2
Come trovarono un’isola nella quale è In- né erbe né fiori né frutto, ma tutta era pie- 3. I diavoli sono rappresentati come fabbri che batto-
ferno. na di fucine e di ferrari ; e ogni fucina ave- no alla fucina: questo scenario infernale ricorda da vi-
3
Essendo andati col vento nelle parti d’A- va el suo ferraro, aveva tutti e’ suoi ferri che cino l’ambiente dell’officina dell’antico dio Vulcano.
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