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Modulo 8
La società feudale
bestiari giche; facevano parte del loro orizzonte mentale pietre magiche, fonti miracolose, luoghi
I bestiari erano opere didattiche in cui tutte le più squisite ghiottonerie crescevano spontaneamente e luoghi ostili popo-
medievali, in cui la descrizione di
animali, reali o fantastici, serviva a lati di streghe, draghi, orchi. In questo ritroviamo una forte persistenza della mitologia e
trarre insegnamenti di ordine delle credenze dell’antichità greco-romana di cui ampia documentazione è nei bestiari e
religioso e morale. nelle sculture delle chiese medievali in cui la rappresentazione di soggetti tratti dalla realtà
quotidiana si mescola con le più sfrenate creazioni di fantasia.
Questa mescolanza di realtà e fantasia trovava la sua realizzazione più completa nella per-
cezione che gli uomini del Medioevo avevano del bosco. Data la forte incidenza nella
realtà visiva quotidiana, il bosco rappresentava il luogo del fantastico e dell’inquietante
per eccellenza. Nell’immaginario medievale infatti il bosco era percepito come simbolo
della natura, abitato da bestie feroci come orsi e lupi; come spazio marginale riservato a
eroi, cacciatori, briganti e fuggitivi; come luogo di solitudine, propizio al rifugio di ere-
miti e santi; come il regno del meraviglioso e del mistero, popolato di elfi, fate, gnomi,
streghe, diavoli; come simbolo della vita e della Salvezza.
† L’arcangelo Michele, XI sec.
[Tesoro della Cattedrale, Gerona]
Le fonti iconografiche più ricche sulla mentalità dell’uomo medievale sono i
commentari dell’Apocalisse: questi manoscritti, che contengono le
rivelazioni sul destino finale dell’umanità, sono illustrati da immagini di
mostri feroci come quelli contro cui lotta l’arcangelo Michele nella
miniatura qui riportata.
π Le cavallette, metà XI sec.
[dal Commentario sull’Apocalisse di Saint-Sever, Bibliothèque Nationale, Parigi]
Nel Medioevo il diavolo fu rappresentato come un mostro dalle mille
sembianze, anche in forma di cavalletta. Uno sciame di cavallette capace di
planare sulla vegetazione senza lasciare dietro di sé un solo filo d’erba
innescando gravi carestie, era infatti un evento catastrofico. Piovuta dal cielo,
arrivata dall’ignoto, un’invasione di cavallette era senza dubbio un castigo di
Dio: come un’epidemia, come un’inondazione, come una siccità, le cavallette
punivano gli uomini per le loro colpe.
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