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Unità 28
Le mentalità medievali
3. Lo spazio e la natura
L’immagine del mondo La nostra concezione del mondo e della natura ha molto po-
co in comune con quella degli uomini medievali. Immaginare che questi ultimi vedesse-
ro il mondo come lo vediamo noi, sarebbe altrettanto sbagliato quanto attribuire loro l’u-
so dell’automobile o del telefono.
Gli uomini del Medioevo immaginavano l’universo come un sistema di sfere concentri-
che, il cui numero variava da tre a cinquantasei. L’ultima sfera, quella divina, era consi-
derata parte integrante del sistema. La Terra occupava una posizione centrale nell’uni-
verso: attorno a essa infatti giravano il cielo, le stelle e i pianeti. Quattro erano gli elementi
fondamentali che la componevano: terra, acqua, aria e fuoco, il tutto racchiuso, come in
un guscio d’uovo, in un cielo rotondo. Il cielo lo si credeva costituito da un’aria sottile,
pura e splendente, a più strati, che girava emettendo suoni paradisiaci. Molto lontano dal
cielo vi erano le stelle, che esercitavano un’azione diretta sulla Terra: le dodici più im-
portanti erano le costellazioni del circolo dello Zodiaco: Ariete, Toro, Gemelli, Cancro,
Leone, Vergine, Bilancia, Scorpione, Sagittario, Capricorno, Acquario, Pesci. Si credeva
che queste costellazioni governassero direttamente le stagioni e i mesi, e che i pianeti in-
fluissero sui giorni della settimana, che da loro prendono il nome (il lunedì, giorno della
Luna; il martedì, giorno di Marte; il mercoledì, giorno di Mercurio; il giovedì, giorno di
Giove; il venerdì, giorno di Venere).
Il «meraviglioso» Oltre che la lotta tra le forze del Bene e del Male e la loro concreta
presenza nella vita quotidiana, gli uomini del Medioevo immaginavano il mondo affolla-
to di animali fantastici (grifoni, liocorni, draghi), creature mostruose, erbe ma-
vate nei cimiteri romani venivano spedite ® Teca della «croce gemmata», VII-VIII sec.
[dal Tesoro del Sancta Sanctorum,
ovunque ci fosse un cliente disposto a paga- Palazzo del Laterano, Città del Vaticano]
re in contanti le ingenti somme richieste.
Possiamo ben immaginare come il traffico
delle reliquie offrisse occasioni d’oro agli
impostori. Falsari e imbroglioni, infatti,
spacciavano come reliquie preziose fram-
menti prelevati dalle sepolture della gente √ Reliquiario del dente di san Giovanni
comune. Si spiegano così le tre teste di Gio- [Tesoro della Cattedrale, Monza]
vanni Battista o il fatto che varie chiese po- Nei primi secoli la Chiesa romana fu contraria al
tessero vantare il possesso della lingua di trasferimento e alla manomissione dei corpi dei
uno stesso santo. santi, venerati in basiliche costruite sulle loro
Quando i crociati conquistarono la Terra- tombe. Alle continue richieste di chi desiderava
santa, nel XII-XIII sec., si aprì una stagione possedere dei resti sacri, le autorità
ecclesiastiche rispondevano donando reliquie ex
d’oro nel commercio delle reliquie. Quella contactu, ossia pezzi di stoffa messi a contatto
regione era infatti una vera e propria minie- con le tombe venerate o con oli che ardevano
ra di oggetti sacri: frammenti di pietre del nei santuari. Nel corso dei secoli i corpi dei santi
(insieme agli oggetti collegati con la loro vita)
Santo Sepolcro, sassi raccolti nell’orto di furono smembrati per essere venerati in luoghi
Getsemani o sul monte degli Ulivi, ampolli- diversi.
ne contenenti acqua del Giordano, e un’in-
finità di altri ricordi. Ovviamente, si trattava
di patacche per turisti, ma i pellegrini che le piccolo e semplice oggetto proveniente dai gliabile valore, un’arma efficace contro il
acquistavano erano convinti che anche il più Luoghi Santi fosse un talismano d’inegua- Demonio e i mali dell’esistenza.
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