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Unità 22
Il crollo dell’Occidente
crudeli; i Romani che gli Etruschi erano molli e dediti ai piaceri, gli Egizi pigri e ribelli, i mentalità
Germani feroci e intrattabili; i Germani, a loro volta, giudicarono i Romani vigliacchi e È l’insieme degli atteggiamenti, dei
comportamenti, del modo
inaffidabili. Ancora oggi un tedesco medio non avrà dubbi: l’italiano è furbo e indolen- particolare di pensare e di sentire di
te. Ma anche l’italiano medio avrà le sue certezze: il tedesco è violento e schematico. Gli un popolo, di un determinato
stessi italiani si applicano a vicenda definizioni lapidarie: il napoletano «scansafatiche», il gruppo di persone, di un individuo.
siciliano «geloso», il genovese «avaro», il sardo «scontroso», e così via. Questi luoghi co-
muni sono discutibili e volgari come tutti i luoghi comuni. Ma lo storico può studiarli con
interesse perché essi riflettono, nella loro superficialità, aspetti importanti della mentalità
collettiva: sono un oggetto storiografico.
Esiste un «carattere» dei popoli? Lo storico può andare oltre, e domandarsi se i po-
poli abbiano o no un «carattere», come gli individui. E se questo carattere meriti, di con- † Re Childerico, secondo
un disegno che si ispira
seguenza, di essere indagato. È un problema difficile. Se per «carattere» di un popolo al suo corredo tombale
s’intende un insieme di caratteristiche determinate dalla «razza», la manifestazione im- Il processo di acculturazione che i
popoli germanici dovettero
mutabile di un patrimonio genetico tipico di un determinato gruppo umano, la risposta attraversare a seguito dell’incontro
non può che essere negativa: la connessione è scientificamente indimostrabile. La rispo- con la cultura romano-cristiana è ben
sta è diversa se per «carattere» di un popolo non intendiamo il prodotto della biologia testimoniato dalla simbologia del
potere adottata dai loro re. Questo
ma quello della storia: possiamo allora affermare che la storia determina, nei popoli, ca- disegno ricostruisce la figura del re
franco Childerico (morto verso la
ratteristiche originali, che si esprimono nei comportamenti, nei sentimenti, nei valori, nel- fine del V secolo) ispirata agli oggetti
la psicologia collettiva. Il «carattere» di un popolo è dunque un fenomeno storico, non ritrovati nella sua tomba. A un
corredo funebre tipicamente
biologico, e come tutti i fenomeni storici è soggetto al cambiamento. Questo cambia- barbarico, con oggetti di fattura
mento è in larga parte determinato dal contatto con altri popoli. germanica, si affiancano oggetti di
tradizione romana insoliti per questi
Grovigli di popoli La storia dei popoli, infatti, non è altro che un’interminabile e ag- popoli, come l’anello d’oro, usato per
grovigliata vicenda di incontri: anche se, come accade quasi sempre, la guerra è la prima imprimere il sigillo del re, con un suo
ritratto e la scritta latina Childericis
forma del contatto, è estremamente raro che a essa non facciano seguito rapporti, scam- regis; oppure il mantello di porpora,
bi, dialoghi, compenetrazioni. Nessun popolo, uscito dalla preistoria, è rimasto genetica- il colore degli imperatori romani,
ricoperta di più di trecento piccole
mente «puro», e nessuna grande cultura del nostro pianeta si è formata nell’assoluto iso- cicale di oro, simbolo di immortalità
sia nel mondo greco che presso
lamento. Ce ne siamo resi conto studiando la storia antica: la civiltà mesopotamica fu una gli Unni.
creazione di Accadi e Semiti; quella greca non si comprende senza i rapporti con l’Oriente
e senza la sua diffusione in tutto il Mediterraneo; quella romana fu grande non solo per
la sua capacità di dominare, ma anche per la sua capacità di assimilare e integrare.
Gli incontri tra popoli non sono mai perfettamente equilibrati. La storia, infatti, non ha
tempi uniformi in tutto il pianeta. Alcune culture sono più complesse, altre più semplici,
alcune più ricche, altre più povere. Non ha alcun senso, dal punto di vista storico (come
da quello morale), trarre da tutto questo valutazioni di merito e distinguere popoli supe-
riori da popoli inferiori, popoli civili da popoli barbari. Ogni popolo ha la «sua» cultura
e i suoi valori, che sono il frutto della «sua» storia.
Integrazione La cosa fondamentale è comprendere l’identità di ogni singolo popolo,
conoscerne la cultura. E capire che gli scambi – per quanto sbilanciati – non sono mai a
senso unico, dalla cultura più complessa a quella più semplice. Anche se diseguale, esiste
sempre una reciprocità. Così fu anche dopo la caduta dell’impero d’Occidente: dalla con-
vivenza tra i Romani, che avevano dato vita a una cultura raffinata e al più grande impe-
ro che fosse mai esistito, e i Germani, che non avevano libri di diritto né trattati filosofi-
ci ma avevano un loro specifico modo di vita, sarebbe nato un mondo nuovo, cioè la ci-
viltà medievale.
Si trattò tuttavia di un’integrazione difficile. Anche se le iniziative religiose dei cristiani
svolsero una funzione importante nell’avvicinare i popoli, i Germani stanziati in Occi-
dente furono spesso circondati da un muro di odio. La popolazione romana li guardava
con disprezzo, non solo per i loro costumi considerati incivili, per il loro modo di vesti-
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