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Unità 20
L’età della crisi e delle riforme
e per il prelievo del tributo. Anche l’Italia, che fino a quel momento aveva goduto di una
posizione privilegiata (i suoi abitanti non erano sudditi, ma cittadini romani), fu ingloba-
ta nel nuovo sistema provinciale. Diocleziano infatti divise il suolo della penisola, a ecce-
zione di Roma con il suo territorio che rimase autonoma, in dodici province, affidate ad
altrettanti governatori: nasceva così la diocesi italiciana, di cui entrarono a far parte, per
la prima volta, anche le tre isole di Sicilia, Sardegna e Corsica.
Il sistema fiscale fu completamente riorganizzato: per calcolare il tributo che dovevano
versare gli abitanti di una determinata regione, si calcolava sia la qualità dei suoli sia il
rapporto tra il numero dei coltivatori e l’estensione della terra. Questa tassa veniva chia-
mata con il termine tradizionale di capitazione (dal latino caput, «testa», vale a dire per-
sona obbligata al tributo).
La crisi economica Il ferreo controllo esercitato sulla società e sulle attività economi- inflazione
che sortì l’effetto di aggravare l’inflazione e l’aumento dei prezzi. Diocleziano pensò di Aumento della circolazione della
porre un freno alla crisi economica mediante l’emanazione, nel 301, dell’editto sui prez- moneta, con conseguente
svalutazione e perdita del potere
zi, con il quale si fissava il prezzo massimo delle merci, dei servizi e della manodopera. Si d’acquisto (capacità di acquistare
tratta di un lungo e minuzioso elenco in cui, voce dopo voce, si indicava il prezzo che non beni o servizi). L’inflazione si
manifesta attraverso l’aumento dei
era consentito superare. L’imperatore rivendicò con orgoglio l’intento morale che lo ave- prezzi.
va ispirato. Ma come dimostra la storia di tutti i tempi, i «calmieri» (così si chiamano le
misure di contenimento dei prezzi) hanno un unico risultato: falliscono. Ben presto in-
fatti le merci calmierate scomparvero, perché nessuno aveva interesse a venderle; ciò ali-
mentò il «mercato nero», un mercato clandestino, con prezzi ancora più alti. Il calmiere
di Diocleziano venne quindi abrogato.
La persecuzione dei Cristiani Questo imperatore illirico innamorato di Roma avviò
l’ultima lotta contro il cristianesimo e scatenò una persecuzione che superò per ampiez-
za e sistematicità tutte le precedenti. Le vittime furono diverse migliaia. Ai vescovi che
volevano evitare di subire il martirio fu ordinato di consegnare i libri sacri: quelli che ce-
dettero furono chiamati traditores (dal verbo trado, «consegno»), e il termine assunse da
quel momento in poi l’accezione negativa che è rimasta nell’uso comune. Per quanto du-
ramente colpite, le comunità cristiane resistettero. Il fallimento della persecuzione era
prevedibile: il cristianesimo era ormai troppo diffuso nel mondo romano per poter esse-
re sradicato con le stragi e con il terrore. Ma Diocleziano tentò ugualmente l’impresa, spe-
rando in un risultato impossibile.
L’ordinamento tetrarchico Diocleziano tentò anche di riformare il meccanismo di tra-
smissione del potere. Per porre fine alle usurpazioni, alle congiure, alle contese per il tro-
no che avevano caratterizzato quasi tutta la storia dell’impero, egli ideò il cosiddetto «or-
dinamento tetrarchico» o tetrarchìa (letteralmente «governo dei quattro»): il potere su-
premo doveva essere diviso tra due Augusti, uno preposto all’Oriente, l’altro all’Occi-
dente; li avrebbero coadiuvati due Cesari. Alla morte di un Augusto il suo posto sarebbe
Le riforme di Diocleziano
Riforma dell’esercito Riforma fiscale Ordinamento tetrarchico
• arruolamento dei barbari • divisione dell’impero in 12 • divisione del potere tra due
• divisione dell’esercito in due diocesi Augusti coadiuvati da due
gruppi: i limitanei e i • introduzione del tributo di Cesari da loro nominati
comitatenses capitazione
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