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Modulo 5
L’impero romano
SCIENZA Gli acquedotti
E TECNICA
ei paesaggi dell’Europa, dell’Afri- In questi casi, i Romani ricorrevano a una Gli impianti termali consumavano quoti-
Nca e dell’Oriente un tempo appar- tecnica nella quale furono maestri insupera- dianamente un’enorme quantità d’acqua. Si
tenuti al dominio romano i conquistatori ti: quella delle strutture ad arco poggiate su pensi che il solo acquedotto che riforniva le
hanno lasciato un’impronta ricorrente e in- robusti piloni in muratura. Si costruiva, in al- Terme di Caracalla aveva una portata di
confondibile: gli acquedotti. La costruzione tre parole, un ponte ad arcate, sopra il quale 20.000 metri cubi d’acqua al giorno, una
degli acquedotti, infatti, andò di pari passo non transitavano gli esseri umani ma l’acqua. quantità sufficiente al fabbisogno quotidia-
con la diffusione degli eserciti e della cultu- Avvallamenti più lievi venivano superati per no di una moderna città di 70.000 abitanti.
ra romana e riguardò tutto l’impero. mezzo di sifoni, che sfruttavano il principio Ai consumatori privati, l’uso diretto dell’ac-
L’ingegneria idraulica è un altro dei campi in dei vasi comunicanti. Quando la pendenza qua era permesso solo dietro concessioni a
cui i Romani mostrarono il loro talento di era molto forte, per evitare che l’acqua scor- pagamento, strettamente personali e regola-
costruttori. Questa capacità maturò, in ori- resse con eccessiva violenza nei condotti, la te da norme precise. Poiché il canone era
gine, dall’esigenza di rifornire la capitale. Al corrente veniva spezzata mediante piccole elevato, questi concessionari erano solita-
primo acquedotto, l’aqua Appia, costruito cascate; l’acqua era quindi convogliata en- mente dei cittadini benestanti.
nel 312 a.C., seguirono molti altri, che tro serbatoi, che permettevano di riprende- Il funzionamento degli acquedotti era rego-
avrebbero raggiunto, nel III secolo d.C., il re una pendenza più lieve e regolare. Di lato da norme precise. Esisteva un’ammini-
numero di undici. Roma poteva dunque fronte a ostacoli costituiti da colline o mon- strazione delle acque (la cura aquarum), con
contare su una disponibilità idrica che po- tagne non si esitava a ricorrere al traforo, addetti che si occupavano della manutenzio-
che altre metropoli, da allora a oggi, hanno malgrado i suoi altissimi costi. ne degli impianti e del rispetto delle norme
potuto vantare. Lungo il percorso dell’acquedotto erano sulla distribuzione. Tenere in piena efficien-
La lunghezza degli acquedotti variava con la inoltre dislocate vasche provviste di filtri, za un acquedotto richiedeva un impegno
distanza tra la sorgente e la città, e poteva su- per depurare l’acqua dai detriti. continuo, per la manutenzione ordinaria –
perare l’impressionante distanza di 100 km. Giunta a destinazione, l’acqua era raccolta soprattutto la ripulitura dei canali e delle va-
Per mantenere la pendenza necessaria allo in grandi serbatoi di distribuzione (castella), sche dal calcare e dai detriti – e per i ripetuti
scorrimento dell’acqua, la costruzione dove- per essere quindi ripartita, attraverso tuba- restauri. Ai danni provocati dagli agenti at-
va adattarsi alla conformazione dei suoli, me- ture di piombo o di terracotta, in tre utenze mosferici e dall’usura fisiologica degli im-
diante il ricorso a soluzioni tecniche diversi- principali: a) i bacini e le fontane pubbliche; pianti, si aggiungevano quelli inferti dagli
ficate. Dalla sorgente l’acqua veniva convo- b) le terme; c) i consumatori privati. abusi. Infatti, malgrado le punizioni minac-
gliata in un canale impermeabilizzato e prov- Le fontane pubbliche, che avevano getto ciate dalla legge, molti cercavano di allac-
visto di copertura. Nei tratti quasi pianeg- continuo e costante, erano dislocate in gene- ciarsi illecitamente alla rete pubblica, anche
gianti (un pendio anche minimo era indi- re nei pressi degli incroci stradali, a breve di- a costo di perforare le condotte. Evidente-
spensabile) il canale poteva passare sotto ter- stanza l’una dall’altra, per non rendere trop- mente l’acqua non era mai abbastanza.
ra, ma quando occorreva superare una gola o po faticoso il trasporto alle case. Infatti le
un improvviso avvallamento, era necessario abitazioni della gente comune non avevano † Un acquedotto romano nei pressi
di Smirne
fare scorrere l’acqua a una quota più alta. l’acqua diretta. [Turchia]
√ Acquedotto romano nei pressi di Akko, I-II sec. d.C.
[Libano meridionale]
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