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DOSSIER La crisi sociale
e le riforme
In che misura ll’inizio del II sec. a.C. Roma era ormai diventata un impero. L’afflusso di ingenti ricchezze dai
Aterritori conquistati determinò profondi cambiamenti sul piano economico e sociale.
le conquiste
Per prima cosa,la formazione di vasti latifondi portò all’impoverimento di contadini [®DOC1],i qua-
mediterranee
li andarono a ingrossare le file del proletariato urbano.I contadini,inoltre,furono fortemente danneg-
influirono sulla giati anche all’incremento della manodopera schiavile,frutto delle recenti conquiste [®DOC2].
società romana? Queste trasformazioni sociali, verificatesi in un lasso di tempo relativamente breve – circa un seco-
lo – determinarono l’insorgere di tensioni e conflitti sociali.
Alcuni uomini politici di tendenze progressiste tentarono di risolvere tali conflitti avanzando alcune
In che modo si tentò
proposte di riforma.Tra tutti spicca Tiberio Gracco,tribuno della plebe nell’anno 133 a.C.,il quale pro-
di risolvere la crisi
pose una legge agraria che prevedeva la redistribuzione delle terre dello Stato ai contadini sottraen-
che investì la società dole ai latifondisti. La legge, approvata dalla plebe, suscitò la dura opposizione della parte più tradi-
romana? zionalista del senato,che represse violentemente il movimento riformista [®DOC3].Dieci anni dopo
Gaio Gracco,fratello di Tiberio,anch’egli tribuno della plebe,cercò di attuare un programma di rifor-
me che prevedeva,tra le diverse proposte,l’estensione della cittadinanza agli Italici.Anche a ciò la rea-
zione della maggioranza dei senatori culminò in una strage [®DOC4].L’operato dei Gracchi suscitò
tra i contemporanei opinioni contrastanti:mentre gli storici di parte senatoria insistevano sugli ecces-
si da loro compiuti [®DOC5],gli storici di parte democratica insistevano sull’oppressione esercitata
dai ricchi,che avrebbe causato la reazione dei graccani [®DOC6].
La crisi delle campagne italiche
La crisi sociale esplosa nel II sec. a.C. riguardava in primo luogo il mondo rurale. Già gli antichi
insistettero sul fatto che essa dipendeva dall’accaparramento abusivo, da parte dei ricchi, di quo-
te consistenti di agro pubblico, dal fatto che i contadini liberi erano sottratti al lavoro dei campi
dal servizio militare, dalla concomitante diffusione della manodopera schiavile. Tutto ciò fu visto
lucidamente da Appiano di Alessandria, uno storico greco del II sec. d.C., che aveva forti inte-
ressi di storia sociale.
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Appiano, Le guerre civili, I, 26-31 Agivano in questo modo perché crescesse vano a diventarlo sempre di più e gli schiavi
la popolazione italica, da loro considerata aumentavano per le campagne, mentre la
I Romani, man mano che sottomettevano resistentissima alle fatiche, per aver così al- scarsità e la mancanza di popolazione afflig-
con le armi le regioni dell’Italia, si impadro- leati in casa. Ma accadde il contrario delle gevano gli Italici, rovinati dalla povertà,
nivano di parte del territorio e vi fondavano loro speranze. Difatti, i ricchi, occupata la dalle imposte e dal servizio militare. Se per
delle città oppure nelle città già esistenti de- maggior parte della terra indivisa e resi si- caso avevano un po’ di respiro dalla milizia,
ducevano propri coloni: essi consideravano curi col passar del tempo che nessuno più si trovavano disoccupati, perché la terra era
queste colonie come dei presìdi. Del terre- l’avrebbe loro tolta, quante altre piccole posseduta dai ricchi, che impiegavano a col-
no volta a volta da loro conquistato divide- proprietà di poveri erano loro vicine o le tivarla lavoratori schiavi anziché liberi.
vano subito la parte coltivata fra i coloni de- compravano con la persuasione o le pren-
dotti, o la vendevano, oppure l’affittavano; devano con la forza, sì da coltivare estesi la-
la parte che in seguito alla guerra era allora tifondi al posto di semplici poderi. 1. A causa dell’assenza dei contadini, impegnati per
incolta , ed era la maggior parte, non aven- Essi vi impiegavano, nei lavori dei campi e molti anni nelle campagne militari.
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do tempo di assegnarla in lotti, permetteva- nel pascolo, degli schiavi, dato che i liberi
no con un editto che la coltivasse nel frat- sarebbero stati distolti per il servizio milita-
tempo chi voleva, dietro pagamento di un re dalle fatiche della terra. D’altro canto il
canone sui prodotti annui, un decimo per le capitale rappresentato da questa mano d’o- GUIDAALLALETTURA
seminagioni e un quinto per le culture arbo- pera arrecava loro molto guadagno per la 1. Quale atteggiamento avevano i ricchi nei
ree. Veniva stabilito un canone anche per gli prolificità degli schiavi, che si moltiplicava- confronti dell’agro pubblico?
2. Per quale motivo i ricchi impiegavano
allevatori tanto del bestiame grosso quanto no senza pericoli, stante la loro esclusione manodopera schiavile nei latifondi?
del minuto. dalla milizia. In tal modo i ricchi continua- 3. Qual era la condizione degli Italici?
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