Page 380 - Profili di Storia
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Unità 15
La crisi della repubblica
Anche l’allevamento, che si svolgeva soprattutto negli spazi aperti con spostamenti stagio- GUIDAALLOSTUDIO
nali alla ricerca di pascoli, era spesso affidato a schiavi. Si trattava di individui pericolosi 1. Indica le principali forme di
perché si muovevano per molto tempo senza controlli ed erano armati per difendere gli ani- approvvigionamento degli schiavi nel
mondo romano.
mali dai banditi e dalle fiere (lupi, orsi, ecc.) che in quel tempo popolavano la penisola. 2. Perché presso i Romani lo
Il gradino più basso della condizione schiavile era rappresentato dagli individui che ve- sfruttamento degli schiavi raggiunse
livelli di efficienza mai toccati prima?
nivano inviati ai lavori forzati nelle miniere, sottoposti a un impegno durissimo, con rit- 3. Tutti gli schiavi vivevano in
mi estenuanti, in condizioni malsane e pericolose. condizioni precarie e umilianti?
3. La condizione degli schiavi
La speranza della libertà Presso i Romani la liberazione degli schiavi e la loro succes-
siva integrazione nella cittadinanza era una pratica piuttosto diffusa e giuridicamente
semplice [® I liberti, p. 366]. Nei complessi legami psicologici esistenti tra schiavo e pa-
drone la prospettiva della liberazione svolgeva
una funzione preziosa: rendeva gli schiavi desi- √ Stele di Publio Longidieno
derosi di acquisire meriti presso il padrone e [Museo Nazionale, Ravenna]
quindi più docili e sottomessi. Ma questo vale- Questa stele è un documento del
va quasi esclusivamente per gli schiavi domesti- legame che stringeva al patrono –
ovvero all’ex padrone – i liberti. Il
ci o comunque per quelli che avevano più fre- defunto è rappresentato con la
moglie, nella lunetta in alto, e, al
quenti contatti con il padrone. Per gli altri – ed piede della stele, nello svolgimento
erano la grandissima maggioranza – la schiavitù della sua attività di faber navalis
(costruttore di navi); nella lunetta in
era una condizione a vita. basso sono i ritratti dei liberti P.
La concezione romana della schiavitù non dif- Longidieno Rufio e P. Longidieno
Piladespotus, che hanno dedicato al
feriva da quella greca: anche a Roma lo schiavo patrono il monumento funerario in
era considerato un oggetto di proprietà del pa- segno di gratitudine.
drone, anche a Roma poteva essere bastonato o
ucciso ad arbitrio del padrone.
Il numero degli schiavi Non abbiamo dati
precisi sul numero complessivo degli schiavi
nell’Italia del II sec. a.C. Calcoli approssimativi
effettuati dagli storici portano a fissare un nu-
mero di schiavi che va da un minimo di tre a un
massimo di sette per ogni dieci uomini liberi. Il
quadro complessivo offerto dalle nostre fonti
rende estremamente credibile la percentuale
più alta.
Un così grande numero di schiavi, tenuti spes-
so in condizioni di estrema sofferenza fisica e
morale, determinava una situazione perenne-
mente esplosiva. La reazione degli schiavi assu-
meva più di frequente le caratteristiche di una
rivolta individuale: essa poteva manifestarsi nel- LINK p.399
Le rivolte in Italia
la violenza verso il padrone e verso la sua fami-
glia, oppure nella fuga, che aveva generalmente
scarse probabilità di successo. I castighi dipen-
devano dalla gravità delle colpe: erano pene
corporali e, nei casi più gravi, la crocefissione.
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