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Modulo 5
L’impero romano
Varie leggi, in passato, avevano disciplinato l’occupazione dell’agro pubblico, fissando li-
miti al suo sfruttamento da parte di singoli individui, ma esse erano state regolarmente
ignorate. I potenti erano tutti interessati a questa illecita acquisizione dei suoli pubblici,
e si proteggevano a vicenda.
I contadini impoveriti non potevano nemmeno sperare di essere assoldati come braccianti
nelle terre altrui: infatti, nell’Italia di quegli anni si diffondeva la manodopera schiavile,
che divenne in breve tempo quella prevalente sia nelle medie e grandi aziende agricole sia
nei latifondi. Privi di terra e di lavoro, i contadini affluivano nelle città, e soprattutto a
Roma, in cerca di un’occupazione: ma anche qui si scontravano con la concorrenza del
lavoro schiavile. Si formò quindi una massa turbolenta di nullatenenti.
Problemi del reclutamento In una società dove il servizio militare era strettamente
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1. Alla Seconda guerra punica seguì connesso con la proprietà terriera e i nullatenenti non venivano arruolati, l’impoveri-
un lungo periodo di pace? mento dei contadini ebbe immediate ripercussioni sull’arruolamento. Roma incontrava
2. Chi decise l’estensione dei lotti da
assegnare ai nuovi cittadini? in questo settore difficoltà crescenti: i soldati, tenuti troppo a lungo sotto le armi, erano
3. Perché la conquista della Sicilia in perenne agitazione, e si registrarono casi di ammutinamento; la tradizionale disciplina
arrecò danni ai contadini italici?
militare dei Romani si affievoliva.
VITA SOCIALE I contadini romani
E DIRITTO
er i Romani, come per i Greci, l’u- frutto, nell’eleganza di una natura che l’uo-
Pnica attività lavorativa degna di un mo manipolava come un’opera d’arte.
uomo libero era l’agricoltura. L’ideale, natu- Il contadino era anche un modello di padre
ralmente, era possedere molta terra e nume- di famiglia, che educava i figli ai valori tradi-
rosi schiavi che la coltivassero, per dedicare zionali della romanità, che sapeva incutere
la propria vita interamente alla politica e al- rispetto ed essere autorevole senza eccessi.
la cultura. Ma anche il contadino che colti- La realtà dei contadini, tuttavia, non era co-
vava personalmente un piccolo appezza- sì semplice. Può capitare spesso, leggendo
mento di terra con l’aiuto di qualche schiavo gli autori antichi, di trovare espressioni di
era considerato un individuo degno di ri- tutt’altro genere nei confronti dei contadini. π L’aratore di Arezzo, IV sec. a.C.
spetto. Vediamo i contadini raffigurati come indivi- I prodotti principali dell’agricoltura romana erano
Si attribuivano infatti al contadino numero- dui irsuti, con i denti neri, che puzzano di ca- i cereali (grano, frumento, farro e orzo), i legumi
se qualità morali. La faticosa lotta con la ter- prone e di aglio; questo tipo umano tanto di- (fave e fagioli), alcuni ortaggi e la frutta. Prima del
II sec. a.C. il grano era impiegato per prepare un
ra e con le intemperie ne temprava il caratte- sgustoso lo si riconosceva a prima vista: dal- pasto simile alla polenta, solo dopo questa data
re e la forza di volontà: era una lotta che as- l’abbigliamento scomposto, dalla capiglia- venne usato per preparare il pane. Il farro era un
somigliava a una battaglia, e non a caso si di- tura troppo lunga (che lo rendeva simile ai ingrediente importante in alcune occasioni: veniva
ceva che dai contadini venissero i migliori barbari), oppure, all’opposto, dai capelli abbrustolito nelle cerimonie religiose e cucinato
nelle focacce offerte alla sposa il giorno delle
soldati. L’attaccamento alla terra ravvivava troppo corti, rasati a zero; dal modo di par- nozze. Importantissima era la coltivazione della
il patriottismo dei contadini facendone dei lare, che suscitava il riso, dal tono troppo al- vite: l’uva, conservata in grossi contenitori di
guerrieri temibili e incrollabili, gli stessi che to della voce, e soprattutto dal portamento: legno, veniva poi pigiata per ricavarne il vino.
portavano la patria a nuove vittorie, a nuove gli era propria una certa scompostezza, che
conquiste, e che la difendevano nei momen- contrastava con l’andatura armonica e lenta particolare tipo di contadino. Avevano in
ti di pericolo. che qualificava invece il buon cittadino; lo si mente il proprietario di un podere sufficien-
Il lavoro dei campi si svolgeva in armonia riconosceva anche dal modo di sedersi, e dal te a farlo vivere almeno decorosamente e a
con la volontà divina: un buon contadino era modo disarticolato di gesticolare. consentirgli di militare nelle legioni e di eser-
anzitutto un uomo pio, devoto agli dèi. Il suo Come si conciliano questi giudizi caratteriz- citare i suoi diritti di cittadino. Un individuo
guadagno era giusto perché ben meritato. zati dal disprezzo e dalla derisione con le che, pur vivendo in campagna o traendo di
Nel lavoro dei campi c’era anche una com- esaltazioni dell’agricoltura e dei contadini che vivere dalla campagna, avesse assimilato
ponente estetica, evidente nella bellezza dei di cui poco fa abbiamo parlato? le regole e lo stile di vita della cultura urbana.
paesaggi, nell’ordine e nell’eleganza dei Si conciliano perfettamente: quando i Ro- Uno che non si trovasse a proprio agio più
campi coltivati, delle viti, degli alberi da mani esaltavano il contadino pensavano a un nella stalla che nel Foro della sua città.
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