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                                             Unità 12
                                             L’espansine romana in Italia



                                             Le Dodici Tavole
                                             Il nome delle prime leggi scritte dai Romani derivava dal supporto sul quale furono scritte: il le-
                                             gno. Le tavole furono completamente bruciate durante il sacco compiuto a Roma dai Galli nel 390
                                             a.C. Il loro contenuto ci è conosciuto, quindi, solo da citazioni di scrittori antichi, come giuristi,
                                             storici o eruditi. Infatti per i Romani quelle leggi rappresentavano un patrimonio culturale fon-
                                             damentale, tanto che, all’età di Cicerone – ben quattro secoli dopo la stesura delle leggi – veniva-
                                             no fatte imparare a memoria dai bambini.


                 DOC4
                  Fontes Iuris Romani Antejustiniani, I , 3, 8  Viva del proprio, se vuole. Se del proprio  no o con un bastone, ha rotto un osso, se lo
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                                                      non vive, chi lo terrà in catene, gli offra una  ha fatto a un uomo libero paghi la pena di
                  Alcune norme riguardavano il problema dei  libbra di farro al giorno. Se vorrà gliene dia  trecento assi , se lo ha fatto a uno schiavo
                                                                                                     2
                  debiti:                             di più.                              ne paghi centocinquanta.
                  Se il debitore ha confessato o la causa è sta-
                  ta aggiudicata, al debitore siano concessi  Il debitore era quindi portato per tre volte al  Sortilegi e malefici venivano puniti con la
                  giorni trenta.                      mercato, in attesa che qualcuno lo riscattas-  pena di morte:
                                                      se. Se questa circostanza non si verificava gli  Chi avrà scagliato un incantamento sul rac-
                  Se alla scadenza del termine il debitore non  veniva inflitta una pena crudele:  colto di grano altrui o avrà attirato il grano
                  avrà ancora pagato:                 Al terzo mercato, il debitore venga tagliato  del vicino sul proprio campo, sia punito

                  Il creditore gli getti la mano addosso, lo  in pezzi, e se qualcuno dei creditori avrà ta-  con la morte.
                  conduca in tribunale. Se la sentenza di con-  gliato più o meno, non sia colpevole.
                  danna non adempie, e nessuno si presenta a
                  garantire in tribunale, l’attore lo conduca  Come in altre società arcaiche alcuni risarci-  1. Colui che ha intrapreso l’azione giudiziaria.
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                  con sé a casa e lo leghi con corde e con cate-  menti venivano effettuati attraverso la pra-  2. L’asse era una moneta di bronzo che costituiva l’u-
                                                                                           nità di misura del sistema monetario romano.
                  ne del peso non superiore a quindici libbre.  tica del taglione [®Il «Codice di Hammu-
                                                      rabi», p. 56]:
                                                                                           GUIDAALLALETTURA
                  Il debitore insolvente veniva quindi rinchiu-  Se uno ha amputato un arto e non si ac-  1. Quali pene erano previste per i debitori
                  so in un carcere privato. Il problema del suo  corda con la vittima per l’indennizzo, gli si  insolventi?
                  sostentamento veniva affrontato così:  faccia altrettanto. Se qualcuno, con la ma-  2. Che cosa si intende per pratica del «taglione»?






                                             Quando muore un nobile

                                             Tra le più importanti prerogative dei nobili c’era il cosiddetto «diritto alle immagini». L’imago era
                                             la maschera funebre, l’impronta di cera che veniva presa, subito dopo la morte, sul viso di un uo-
                                             mo che aveva ricoperto magistrature importanti. La famiglia conservava la maschera in una sca-
                                             tola chiusa, appesa nell’atrio della casa. Sotto la maschera si trovava un’iscrizione che ricordava la
                                             carriera del personaggio. Alle maschere degli antenati del padre si aggiungevano quelle che por-
                                             tavano con sé i figli adottati e le mogli al momento del matrimonio.
                                             Le immagini di cera venivano esibite soltanto in occasione dei funerali di un ex magistrato: allo-
                                             ra i congiunti del defunto le facevano indossare a degli attori addobbati con le vesti della più in-
                                             signe carica pubblica ricoperta dal congiunto. Così, le virtù dei vivi si specchiavano in quelle dei
                                             morti, e il prestigio dei nobili brillava nella città.



                 DOC5
                  Polibio, Storie, VI, 53             nità nel Foro presso i Rostri , e viene espo-
                                                                            1
                                                      sto in piedi, più raramente supino. Alla  1. I Rostri erano la tribuna oratoria ufficiale nel Fo-
                  Presso i Romani, quando un personaggio  presenza di tutto il popolo un suo figlio  ro, detta così perché ornata con i rostri (le prue co-
                  illustre muore e si celebrano i suoi funera-  maggiorenne, se ne esiste uno e se questi si  razzate) delle navi catturate alla città di Anzio nel 338
                  li, il corpo viene portato con grande solen-  trova in città, o altrimenti un suo parente,  a.C., durante la guerra latina [®12.9].


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