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DOSSIER L’ordinamento sociale
nella Roma arcaica
Quali urante il periodo monarchico e nel primo secolo della repubblica lo strato superiore della so-
Dcietà romana era costituito dai patrizi. Questi detenevano il potere economico e dominavano
trasformazioni si
totalmente la vita politica.
verificarono nella
L’altro ordine della società romana arcaica era la plebe, esclusa da qualsiasi partecipazione alla vi-
società romana ta politica.
dopo le prime I rapporti tra patrizi e plebei erano regolati dall’istituto della clientela [®DOC1]. Il cliente contrae-
conquiste? va un rapporto di fedeltà, fides, con un patrizio e ciò lo obbligava a fornire prestazioni di lavoro e a
sostenere devotamente il suo protettore [®DOC2];a sua volta,il patrizio offriva al cliente la sua pro-
tezione.
Lo sviluppo economico, militare e sociale della Roma arcaica fu la causa del conflitto esploso all’i-
nizio del V sec. a.C. tra patrizi e plebei. I plebei rivendicavano una maggiore partecipazione alla vi-
ta politica e il miglioramento della condizione economica attraverso la cancellazione dei debiti. Lo
strumento attraverso cui la plebe raggiunse i suoi obiettivi fu la «secessione». Il primo grande suc-
cesso dei plebei fu la creazione di istituzioni proprie come il tribunato della plebe [®DOC3]; il se-
condo fu la redazione delle prime leggi scritte [®DOC4].Solo nel 367 a.C.,con le leggi Licinie-Se-
stie, ai plebei fu riconosciuto il diritto di accedere al consolato.
Ma questa parificazione non pose fine agli squilibri sociali. Si formò infatti una nuova oligarchia,
composta dai patrizi e dai plebei più ricchi e potenti. La società romana ebbe ora dei nuovi prota-
gonisti: i nobili.
I nobili sono tali perché possono vantare antenati illustri, che hanno ricoperto magistrature impor-
tanti. Per questo, nelle loro dimore, hanno grande risalto i ritratti (imagines) degli antenati, che testi-
moniano l’importanza di una famiglia nobile nella storia della città [®DOC5].
Patroni e clienti.Claudio e il suo seguito
Etimologicamente i clientes erano «coloro che ascoltano», e quindi «coloro che obbediscono». Ma
nella realtà del sistema sociale della Roma arcaica la posizione dei clienti era molto più complessa.
Il cliente era un individuo di condizione libera che si era consegnato alla fiducia del membro di
una gens patrizia. La potenza di una gens patrizia si misurava ovviamente soprattutto dalla quan-
tità dei suoi clienti, che poteva raggiungere, in taluni casi, il numero di alcune migliaia. Il cliente
doveva al patrono alcune giornate di lavoro sui suoi campi, ma gli doveva anche ubbidienza, ri-
spetto, aiuto materiale in caso di necessità, sostegno armato in caso di pericolo.
Ecco come la tradizione raccontava il trasferimento a Roma, dalla Sabina, della gens Claudia, de-
stinata a diventare una delle più importanti famiglie del patriziato romano. Il trasferimento di un
patrizio comporta necessariamente quello dei suoi clienti.
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Livio, Storia di Roma, II, 16, 3, 5 avendo forze sufficienti per competere 1. La tribù era un’unità territoriale ed elettorale del-
con la fazione avversa, [...] si trasferì a Ro- lo Stato romano [®12.5].
Una discordia interna sorse in Sabina fra ma accompagnato da una grande schiera
i fautori della guerra e quelli della pace, di clienti. A costoro furono concessi la cit-
in conseguenza della quale una grande tadinanza romana e un territorio oltre l’A-
quantità di forze passò dalla parte dei Ro- niene: la tribù fu chiamata «antica Clau-
1
mani. Infatti Attio Clauso, che poi a Ro- dia», e a essa si aggiunsero successiva-
ma prese il nome di Appio Claudio, es- mente nuovi membri [...]. Accolto tra i se- GUIDAALLALETTURA
sendo, in quanto fautore della pace, per- natori, Appio raggiunse presto una posi- 1. Da chi fu accompagnato Appio Claudio quando
seguitato dai fautori della guerra, e non zione eminente. si trasferì a Roma?
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