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Unità 11
L’Italia e Roma
Romolo ascende al cielo
Anche se i Romani – a differenza dei Greci – erano molto restii ad attribuire caratteristiche divine a per-
sonaggi umani, questo non valeva evidentemente per l’eccezionale figura del loro mitico fondatore: non
solo, secondo la leggenda, egli sarebbe stato di origine divina, ma anche la sua morte avrebbe avuto ben
poco in comune con quella dei semplici mortali. Si raccontava infatti che Romolo, durante un’adunan-
za del popolo nel Campo Marzio, fosse stato avvolto da una nube, e che da quel momento nessuno lo
avrebbe mai più visto sulla terra.
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Plutarco, Vita di Romolo, 27, 7-8 mentre i potenti si radunarono l’uno ac- buon re sarebbe divenuto per loro un dio
canto all’altro; quando la bufera cessò e propizio.
La luce del sole si sarebbe offuscata, sa- tornò la luce, il popolo convenne nel luo-
rebbe calata una notte che non era placida go di prima alla ricerca del re, pieno di
né serena, ma agitata da terribili tuoni e rimpianto; ma i potenti non permisero che GUIDAALLALETTURA
scossa da ogni parte da raffiche di vento e si affannassero a cercarlo; invece invita- 1. In quale modo avviene l’ascesa al cielo di
Romolo?
da pioggia scrosciante. Allora la folla, che rono tutti a onorare e venerare Romolo 2. Qual è lo scopo della leggenda relativa alla
era accorsa numerosa, si sarebbe dispersa, poiché era stato innalzato tra gli dèi: da divinizzazione di Romolo?
Una città aperta
Quando parlavano delle loro origini, i Romani lo facevano in modo molto eccentrico: non si vantavano
di essere indigeni dei sette colli e non celebravano la comunanza e la nobiltà di stirpe dei loro antena-
ti. Valorizzavano invece, con un orgoglio che ad altre genti appariva sconcertante, il carattere etnica-
mente e socialmente misto del primo popolamento della città.
Raccontavano appunto i Romani che Romolo e Remo, per dare vigore al nuovo insediamento, utilizza-
rono l’istituto dell’«asilo». «Asilo» era una parola di origine greca, che significava «luogo privo di sy`le»,
luogo dove non era possibile esercitare «cattura, rapimento, violenza», dove lo straniero era accolto e
trovava rifugio. All’appello rispose una grande folla, composta di individui diversi non solo per stirpe,
per lingua e per abitudini, ma anche per condizione sociale: non si faceva distinzione né tra ricchi e
poveri né tra liberi e schiavi. Tutti coloro che accorsero nell’«asilo» erano cittadini liberi della nuova
città.
Attraverso questa leggenda i Romani valorizzano come un carattere originario un aspetto di fondo del-
la loro società, molto più disponibile di altre agli influssi e alle presenze esterne.
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Plutarco, Vita di Romolo, 9, 1-3 ti completamente annientati se si fossero vano anzi che per un responso dell’oraco-
dispersi, oppure sarebbero andati a stabi- lo di Delfi potevano garantire a tutti il di-
Dopo aver restituito il potere a Numitore 1 lirsi insieme ai loro uomini da un’altra par- ritto di «asilo», in modo tale che la città si
ed aver reso alla madre gli onori dovuti, de- te. [...] riempì presto di gente.
cisero di andare a vivere per proprio con- Appena fu realizzata la prima fondazione
to, fondando una città nei luoghi in cui era- della città, istituirono un luogo sacro come 1. [®Unità 11, DOC1].
no stati allevati fin dalla nascita; questo in- rifugio per i ribelli, e lo intitolarono al dio
fatti è il motivo plausibile. Ma forse era una Asilo: vi accoglievano tutti, non restituen- GUIDAALLALETTURA
scelta necessaria poiché molti servi e molti do lo schiavo ai padroni, né il plebeo ai cre- 1. A che scopo i Romani adottarono l’istituto
ribelli si erano uniti a loro: o sarebbero sta- ditori, né l’omicida ai magistrati; afferma- dell’asilo?
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