Page 288 - Profili di Storia
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                                                                                                Unità 11
                                                                                            L’Italia e Roma


                        tettoniche sacre tipicamente greche dilagarono nel mondo etrusco in coinci-        √ «Fegato di Piacenza»,
                        denza con la formazione e lo sviluppo delle prime città.                           I sec. a.C.
                        In origine gli Etruschi tendevano a rap-                                           Questo modello bronzeo di un fegato
                        presentare le divinità in forme non                                                  ovino rappresenta uno dei più
                                                                                                               significativi documenti della
                        umane. Ma ora quegli antichi                                                            aruspicìna etrusca. Il fegato
                        dèi, nel momento stesso in cui                                                           veniva diviso in settori,
                                                                                                                 ognuno dei quali
                        venivano identificati con gli                                                            corrispondeva a una
                                                                                                                 divinità. Dalla interpretazione
                        dèi greci, assumevano di que-                                                           di ciascun settore l’aruspice
                        sti ultimi anche le sembianze                                                          poteva ricavare indicazioni
                        umane. Così Tinia, massima divi-                                                      sulla volontà divina.
                        nità celeste, divenne Zeus, Uni Hera, Me-
                        nerva Athena, Turan Afrodite, Turms Hermes, Nethuns Poseidone. Altri dèi furono inve-  divinazione
                        ce direttamente importati dalla Grecia: Apollo, chiamato Apulu, Eracle, chiamato Hercle,  Presso le società antiche, la
                        e Artemide, che prese il nome di Aritimi. Molte di queste divinità greche furono trasmesse  divinazione era l’arte (spesso
                                                                                                            posseduta da specialisti) di
                        dagli Etruschi ad altre popolazioni italiche.                                       prevedere il futuro attraverso
                        Insieme con le divinità furono accolte in Etruria anche le grandi figure eroiche dell’epo-  l’interpretazione di eventi ritenuti
                                                                                                            «segni» dati dagli dèi.
                        pea greca: Odisseo, Achille, Aiace, Enea e altri. Questi eroi offrirono agli aristocratici
                        etruschi modelli di comportamento e un complesso di valori cui ispirarsi.
                         Un rituale rigoroso Carattere specifico della religione etrusca restò, invece, l’estrema  sarcofago
                        importanza attribuita al rituale: la cura minuziosa di tutti gli atti religiosi necessari a in-  Dal greco sarcofàgos, «che mangia,
                        terpretare la volontà divina e a eseguire le pratiche cultuali. Per gli Etruschi il mondo so-  che consuma la carne». Urna
                                                                                                            sepolcrale a parallelepipedo di
                        prannaturale era in larga parte misterioso. Di qui un’ansia di decifrare e di comprendere  pietra, legno, metallo, argilla, ornata
                        i segnali divini che portò al grande sviluppo di alcune tecniche divinatorie, e soprattutto  da altorilievi, bassorilievi o disegni.
                                                                                                            Talvolta reca anche un ritratto
                        dell’aruspicìna, che consentiva d’interpretare la volontà divina attraverso l’osservazione  scultoreo del defunto.
                        delle viscere degli animali. La fama degli arùspici etruschi divenne tanto grande che più
                        volte nei secoli successivi i Romani fecero ricorso a essi per interpretare presagi partico-
                        larmente oscuri.
                         Il culto dei morti Gli Etruschi attribuivano grande importanza al culto dei morti, co-
                        me testimoniato sia dalle necropoli sia dalle numerose statue che rappresentano scene di
                        banchetti funebri. Gli Etruschi, al pari di altri popoli antichi, credevano che il defunto  GUIDAALLOSTUDIO
                        continuasse dopo la morte la propria esistenza. Grande cura era riservata quindi alla co-  1. In che cosa consistette il
                                                                                                            processo di ellenizzazione degli
                        struzione delle tombe che riproducevano, sia nella dislocazione degli ambienti sia negli  Etruschi?
                        arredi, l’architettura domestica. Le tombe, finemente affrescate con motivi mitologici o  2. Quale fu la funzione sociale
                                                                                                            dell’epopea greca nel mondo
                        naturalistici, accoglievano oltre all’urna o al sarcofago del defunto anche il corredo fu-  etrusco?
                        nerario e una serie di suppellettili [®Le necropoli etrusche].                      3. Gli Etruschi credevano nell’aldilà?



                        6. Il Lazio e i Latini

                         Una regione Il nome Latium è connesso all’aggettivo latus, «largo», e si riferisce alla
                        vasta pianura che va dai Colli Albani al Circeo. Dalla regione presero nome i Latini, una
                        gente indoeuropea la cui identità appare sufficientemente delineata nel X sec. a.C. La zo-
                        na dove la loro cultura fiorì più precocemente fu quella dei Colli Albani. Qui si trovava
                        Alba Longa, la principale comunità latina, e sorgevano i santuari comuni, come quello di
                        Giove Latiaris sul Monte Cavo o della Diana di Aricia. Malgrado questi vincoli religiosi,
                        le varie comunità latine erano autonome e non di rado ostili l’una all’altra. Nel X e nel IX
                        sec. a.C. esse vivevano ancora nell’organizzazione del villaggio.
                        La principale attività economica di questi villaggi era la pastorizia, che si svolgeva, come


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